10 GIU 2002

TPI: Ufficiale serbo a Milosevic: "Lei sapeva tutto quello che accadeva in Kosovo"

[NON DEFINITO] | - 00:00 Durata: 3 ore 29 min

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Finalmente un teste protetto utile all'accusa Proseguono i racconti dei testimoni diretti del massacro di Bela Crvka.

Mira Markovic a L'Aja.L'Aja, 10 giugno 2002 - La sessione odierna si è svolta per la maggior parte a porte chiuse per motivi di sicurezza.

Ha infatti deposto un testimone 'interno all'estabilishment serbvo, che è sottoposto al programma di protezione del tribunale e resta quindi anonimo."Ogni forma di pubblicazione o pubblicità del nome di questo testimone sarà punito nei termini di legge", ha chiarito sul punto il presidente della Terza Corte, giudice Richard May.Il teste
K6, ufficiale di stanza a Pristina dell'RDB (un corpo militare nazionale serbo) ha fornito una serie di nomi e di indicazioni sulla struttura militare serba e yugoslava, chiarendo che "l'imputato (Milosevic, ndr) era perfettamente a conoscenza di quanto accadeva in Kosovo".Iniziata inoltre la deposizione - in forma scritta come previsto dall'art.

92bis - di Sabri Popaj, sopravvissuto al massacro di Bela Crvka.Intanto è giunta all'Aja Mira Markovic, moglie di Slobodan Milosevic, ma non rilascerà dichiarazioni nè potrà tenere una conferenza stampa per motivi diplomatici e di sicurezza.L'organizzazione militare serbaIl Testimone K6 è stato nella struttura di comando delle forze RDB in Kosovo e la sua testimonianza serve a supportare la tesi della Procura volta a dimostrare che in Kosovo la pulizia etnica è stata pianificata e perpetrata sotto precisi ordini che provenivano dai più stretti collaboratori di Slobodan Milosevic.

Secondo l'OTP, infatti, vi era una struttura di comando che coordinava le azioni di VJ (esercito yugoslavo dipendente dalla confederazione) e MUP (le forze armate dipendenti dal ministero degli interni della Serbia) per mettere in pratica la pulizia etnica pianificata nelle alte sfere del governo di Belgrado.In particolare il MUP, direttamente dipendente da Belgrado, era costituito da RJB, la Divisione per la sicurezza pubblica, e da RDB, forze per la sicurezza di Stato.

Divisioni del MUP erano presenti in Kosovo con forze militari, Unità speciali (JSO, note anche come 'Berretti Rossi' o 'Frenki's'), unità speciali antiterrorismo (SAJ, indicate da tutti i testimoni come forze terroristiche più che antiterrorismo), Forze speciali di polizia (PJP), Segretariati per gli affari interni (SUP).Queste forze erano presenti in Kosovo, che era stato suddiviso in zone di controllo.

Il Testimone K6 ha fatto parte delle forze RDB nel 1998, in quel momento sotto il diretto controllo di Radomir Markovic, fedelissimo di Slobodan Milosevic.

K6 lavorava nel settore 8 della DB in Kosovo.

"Il lavoro principale dell'unità - ha spiegato il teste dell'accusa - era l'identificazione e l'incarcerazione dei terroristi e degli oppositori al sistema guidato dall'imputato"."Io - ha aggiunto - ero coinvolto nelle attività concrete, pratiche, ma comunque ci occupavamo di reati politici solo relativi al terrorismo, all'Uck".Il teste ha inoltre specificato che ogni informazione veniva trasmessa a Belgrado e che gli ordini per gli attacchi venivano dal comando centrale serbo.

Le forze speciali In Kosovo erano presenti anche le 'Tigri di Arkan', i 'Berretti Rossi' (chiamati così perchè indossavano uniformi nere e berretti rossi), e i 'Frenky's'.

Non erano indipendenti dal MUP ma non erano sotto il controllo delle strutture regionali di comando; generalmente si trattava di unità che ricevevano ordini direttamente da Belgrado ed erano considerate dalle unità regolari come 'intoccabili', quindi non punibili per i crimini che commettevano."Quando sono arrivati in Kosovo - ha ricordato il teste - si compartavano in modo così arrogante, non si può nemmeno descrivere come lavoravano.

Si presentavano come i liberatori dei serbi del Kosovo.

In particolare il gruppo di Arkan trattava le persone in modo indescrivibile".

"Erano di solito vestiti in nero con del verde e avevano dei segni speciali utilizzavano un tipo particolare di armi e utilizzavano le migliori jeep, entravano nei cortili e nelle case delle famiglie senza farsi alcun problema".

"Per esempio - ha aggiunto il teste protetto - quando entravano nei ristoranti non pagavano mai il conto, anche se andavano in un ristorante serbo, nei ristoranti albanesi spesso ditruggevano tutto.

Nessuno si comportava come loro, nessuno poteva comportarsi così""Non potevamo arrestarli - ha spiegato il Testimone K6 nel controinterrogatorio - perché non vi era alcun ordine per farlo, non eravamo autorizzati di fatto ad arrestarli".Alla domanda se vi fosse o meno un coordinamento tra le RDB e le unità speciali, il teste ha chiarito che "non c'era una cooperazione concreta tra le unità perché si trattava di unità speciali segrete sotto il controllo delle forze per la Sicurezza di Stato".Accuse dirette a Milosevic"Per quale motivo crede che la polizia debba chiedere autorizzazioni ad un capo di stato per arrestare un delinquente comune, un ladro o cose del genere, un terrorista?", ha chiesto Milosevic"Questo non riguarda ladri o cose del genere, riguarda l'esercito e i comandi venivano da lei direttamente.

In quel periodo l'esercito necessitava di autorizzazioni speciali per operare nel Kosovo, non ha niente a che fare con ladri o cose del genere", ha risposto il teste.

"La persona maggiormente responsabile per la guerra in Kosovo è lei - ha aggiunto K6 rivolgendosi direttamente all'imputato durante il controinterrogatorio.

Lei sapeva tutto quello che accadeva in Kosovo, tutto doveva essere riportato a lei"."C'era un modo diverso di operare nel rispetto delle regole e uno fuori dal rispetto delle regole", ha proseguito il teste."Lei sa che nessun crimine, specialmente un omicidio, non può rimanere impunito anche se è un ordine che viene da un superiore?", ha incalzato Milosevic."Sì - ha ribattuto il teste - ma allora perché lei non ha dato ordini per condurre investigazioni ulteriori e per punire i responsabili?".

"Mi guardi bene - ha affermato K6 rivolgendosi direttamente all'ex uomo forte di Belgrado - la verità è che in Kosovo c'era una situazione ben diversa e che i suoi più stretti collaboratori erano informati di tutto quello che succedeva".K6: «Milosevic stava pianificando la guerra in Kosovo»Il Testimone K6 ha affermato il aula che le milizie serbe e yugoslave non intervenivano contro il traffico di armi verso il Kosovo, non combattevano il 'terrorismo' dell'Uck perché Slobodan Milosevic "dopo aver perso la guerra in altri stati stava pianificando la guerra in Kosovo".

L'attività dell'Esercito di Liberazione del Kosovo era costantemente monitorata, così come il traffico di armi in particolare dall'Albania e dall'esercito serbo, ma non venivano prese, secondo il teste, delle misure efficaci per l'eliminazione dell'Uck.

Al contrario, in prticolare le unità speciali antiterrorismo provocavano in continuazione reazioni violente da parte della resistenza kosovara, compiendo dei veri e propri attacchi terroristici.

La funzione dei giudiciIl teste ha inoltre chiarito che il sistema per la pulizia etnica e per la cosiddetta 'lotta al terrorismo' era stata organizzata a tutti i livelli, dalla polizia alle forze paramilitari passando per i giudici e gli alti comandi di MUP e VJ.In particolare il il teste ha spiegato che i 'sospetti terroristi', molto spesso arrestati perchè "non in accordo con la politica dell'imputato, dopo essere interrogati "venivano portati nelle stanze dei giudici", a quel punto "erano costretti a firmare una dichiarazione di colpevolezza se non volevano essere picchiati per giorni".Altri testimoni hanno già raccontato di aver pagato i giudici per uscire di prigione o per avere pene ridotte, alcuni hanno raccontato che nessuno effettuava i controlli previsti dalla legge sui conti bancari dei magistrati perché era la norma che chi voleva rivedere i propri familiari arrestati dovesse pagare i magistrati.Le procure ovviamente non effettuavano alcuna indagine sulle attività dei gruppi paramilitari come la 'Mano Nera' La morte di Adem JashariAdem Jashari "era un eroe e lo è tuttora".

Così il teste dell'accusa, che ha raccontato la versione ufficiale dell'incidente in cui la famiglia dell'eroe kosovaro cui è dedicata la piazza centrale di Pristina è stata massacrata.

Il teste ha spiegato che "dai rapporti della polizia e dalle registrazioni radio delle conversazioni tra i militari serbi" emerge che "è stato lui il primo a sparare", ma - ha precisato il teste - "questa è la versione ufficiale"La testimonianza di K6 ha dunque toccato molti dei punti caldi del dibattimento ed è particolarmente importante soprattutto in vista della deposizione dell'ambasciatore Walker prevista nei prossimi giorniLa deposizione di Sabri PopajSabri Popaj ha testimoniato sul massacro di Bela Crvka il 25 marzo 1999.

La sua famiglia è stata assassinata dalle milizie serbe entrate nella cittadina anche con i carri armati.Le limitazioni temporali nel processo, May zittisce Milosevic"Le faccio notare che ha speso gran parte del tempo per il suo controinterrogatorio sull'Uck e non è assolutamente il centro del discorso del testimone.

Se vorrà avrà tutto il tempo per presentare prove sull'Uck in seguito ma ora sarebbe molto più utile se riuscisse a concentrarsi sulla deposizione del teste.

Sarebbe utile anche se riuscisse a mettere le domande del suo controinterrogatorio in ordine cronologico per avere una logica successione di eventi".Così il presidente della terza Corte, giudice Richard May prima del secondo aggiornamento della mattina in risposta a Milosevic che chiedeva maggior tempo per controinterrogare propriamente il teste.

Il presidente della Terza Corte ha chiarito che le restrizioni temporali sono da rispettare, ma la Corte si può riservare il diritto di concedere maggior tempo alla difesa per portare avanti il controinterrogatorio se vi sono molti argomenti con cui confrontarsi.

Se così non è, il controinterrogatorio deve rispettare i limiti stabiliti.Mira Markovic a L'Aja"Oggi devo ricevere delle visite importanti", ha affermato Milosevic in aula.

In effetti sua moglie, Mira Markovic, ha ricevuto un permesso per entrare in Olanda e visitare suo marito.

I due continuano a costituire un team in accordo perfetto.

"La moglie di Miloevic si trova a L'Aja, partirà nei prossimi giorni ma non potrà rilasciare dichiarazioni né conferenze stampa" - ci ha confermato il portavoce del Ministero degli Affari Esteri olandese, aggiungendo che "misure speciali di sicurezza sono state prese", anche perché la Markovic "non potrà fare nulla che possa in alcun modo danneggiare i rapporti diplomatici (dell'Olanda, ndr) o la sicurezza pubblica".

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    <p><strong>Nota</strong>: Per motivi di sicurezza l'udienza si è svolta parzialmente a porte chiuse per cui il video risulta frammentato e le immagini riguardanti il <em>Testimone K6</em> sono distorte.<p><p><strong>Link:</strong><p> Le trascrizioni delle udienze<p> Kosovo: Il rapporto con le prove di NPWJ <p> 24 maggio 1999 - Formalizzati i capi d'accusa nei confronti di Milosevic<p> TPIY - Tribunale Penale Internazionale per i crimini commessi nella ex Yugoslavia a partire dal 1991 <p> La battaglia radicale per l'istituzione del Tribunale ad hoc per i crimini nella ex-Yugoslavia (1993) <p> La campagna del Prt per l'incriminazione di Milosevic<p> Dossier Milosevic<p> Balcani: una cronologia<p><strong>Dall'archivio multimediale</strong><p> <strong>Capodanno 1992</strong> - Pannella in trincea ad Osijek con le "brigate della nonviolenza" <p> <strong>Antonio Russo</strong> - Le corrispondenze dal Kosovo
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