04 GIU 2015
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Bonus bebè: ecco perché la legge è discriminatoria

RUBRICA | - Radio - 18:05 Durata: 12 min 2 sec
A cura di Fabio Arena
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Intervista ad Alberto Guariso, Associazione studi giuridici sull'immigrazione.

Il bonus bebè, previsto dalla legge di Stabilità, è in pratica un assegno mensile di 80 euro (160 euro con Isee inferiore a 7mila euro annui) per ogni figlio nato o adottato tra il primo gennaio 2015 ed il 31 dicembre 2017.

Dall'11 maggio è possibile presentare la domanda all'Inps, ma, contrariamente a quanto prevedono le direttive europee restano esclusi dal bonus i rifugiati e i cittadini stranieri con permesso di soggiorno.

Una discriminazione che l'Asgi, l'Associazione studi giuridici sull'immigrazione, ha
denunciato fin da ottobre.

Le direttive emanate dall'Ue -.

spiega Alberto Guariso, avvocato e coordinatore del servizio anti-discriminazione dell'Asgi - tendono a parificare la condizione degli stranieri con permesso di soggiorno a quella dei cittadini europee per quanto riguarda le prestazioni assistenziali, sul presupposto che questa parificazione sia utili all'Europa, favorendo coesione sociale e l'immigrazione regolare".

Tanto più che l'Inps stesso, con una circolare, ha aggiunto tra i beneficiari dell'assegno "gli stranieri o apolidi regolarmente soggiornanti in Italia - come si legge sul sito di Asgi - a cui è stata riconosciuto lo status di protezione internazionale (status di rifugiato e status di protezione sussidiaria), con ciò disapplicando di fatto la Legge di Stabilità 2015 che non li includeva".

Per fare domanda c'è tempo fino luglio.

Nel frattempo Asgi auspica che la legge sia corretta perché, come spiega Guariso, il rischio è che a questo punto solo i cittadini stranieri meglio informati ottengano il bonus avviando una causa legale, mentre gli altri subiscano una doppia discriminazione.

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