Roma, 2 luglio 2001 - Gavino Angius ritiene "normale" il confronto anche aspro di posizioni all'interno del partito della Quercia, ma non accetta riflessioni ad personam, né rispetto alle analisi critiche della sconfitta, né rispetto alle prospettive per il futuro.
Quello che è certo, afferma, Angius è che serve un congresso vero, che discuta di politica.
L'opa fiat-edf su montedison cambierà gli equilibri In precedenza, però, il capogruppo dei senatori Ds, si è soffermato su due questioni di attualità politica: l'opa Fiat-Edf su Montedison e le polemiche sulla questione … giustizia.
Rispetto alla scalata di Fiat al gruppo Montedison, Angius, pur riservandosi un giudizio sulla operazione di cui comunque non si conoscono i dettagli, ha parlato "di una vicenda che avrà ripercussioni notevoli nel futuro capitalismo italiano, perché cambiano gli equilibri".
D'accordo però, il senatore Ds sulle preoccupazioni del governo che il controllo della società non finisca nelle mani dei francesi.
Apprezzamento per le dichiarazioni di intenti fondate sulla neutralità del governo, ma anche la convinzione che " la preoccupazione di chi governa deve essere quella di garantire che queste operazioni abbiano anche un grado di tenuta sociale".
Rispetto al ruolo del governo nei processi di privatizzazione, Angius rimarca il fatto che nelle dichiarazioni programmatiche del governo Berlusconi non vi sia stato alcun riferimento " al grande disegno delle privatizzazioni e soprattutto delle liberalizzazioni sollecitate da più parti negli anni passati".
Il capogruppo Ds espone quindi una preoccupazione: "Non vorrei - afferma - che si prefigurasse una qualche forma di protezionismo statalistico il che contrasterebbe fortemente con la necessità invece di sostenere i mercati, di svilupparlo, di rendere competitivo il nostro sistema nazionale".
Il conflitto d'interessi degli avvocati al governo Altra questione al centro dell'intervista è stata la questione giustizia e le polemiche divampate a seguito delle dichiarazioni di esponenti del governo di centrodestra.
A tal proposito Angius parla di "un conflitto di interessi" che si realizza allorquando un membro del governo, essendo avvocato in un processo "critica violentemente quei magistrati che hanno emesso queste sentenze".
Per Angius in questi casi, la persona interessata deve scegliere "o continua a fare l'avvocato o la deve smettere di fare il sottosegretario" poiché "comportamenti di questo genere danneggiano il governo e sono offensive verso la magistratura".
In tal senso Angius pur apprezzando le dichiarazioni di Castelli che hanno "riequilibrato" le sortite di altri esponenti del centrodestra, promette iniziative parlamentari per discutere della questione.
Nessun processo a D'Alema Per quanto riguarda il futuro dei Ds, Angius considera normale il confronto tra posizioni contrapposte ed in particolare rispetto alle dichiarazioni di Cofferati afferma: "E' utile che siano portati contributi critici per ridefinire il ruolo del partito.
Questo lo considero normale.
Questo non mi preoccupa.
Il mio parere è che c'erano nel suo intervento delle valutazioni non giuste e l'ho detto".
La convinzione di Angius è quindi che i Ds debbano fare un "congresso nel quale si misurano opinioni diverse sulla base di mozioni che vengono presentate e discusse".
Angius però non accetta che si discuta sui nomi e sul numero delle candidature: "Le candidature sono l'espressione di una linea politica" - afferma - e mi auguro che ci sia una chiarezza di posizioni politiche", ma allo stesso tempo, constatata la diversità di opinioni il capogruppo Ds auspica che "queste posizioni diverse non si confondessero nel nome di una crociata contro qualcuno e non vorrei che alcune posizioni venissero combattute solo perché sono di quelle persone".
In particolare Angius rifiuta i processi a Massimo D'Alema: "Si tratta di riconoscere la giustezza di alcune scelte politiche fatte" afferma e ricordando la che la vittoria del 1996 fu anche merito dell'attuale presidente dei Ds sottolinea che "quelli che adesso sono critici nel 96 erano favorevoli".
Dunque, la discussione politica necessaria sulle ragioni della sconfitta "deve investire tutti: ci vuole un minimo di corresponsabilizzazione".
Quello che è certo, afferma, Angius è che serve un congresso vero, che discuta di politica.
L'opa fiat-edf su montedison cambierà gli equilibri In precedenza, però, il capogruppo dei senatori Ds, si è soffermato su due questioni di attualità politica: l'opa Fiat-Edf su Montedison e le polemiche sulla questione … giustizia.
Rispetto alla scalata di Fiat al gruppo Montedison, Angius, pur riservandosi un giudizio sulla operazione di cui comunque non si conoscono i dettagli, ha parlato "di una vicenda che avrà ripercussioni notevoli nel futuro capitalismo italiano, perché cambiano gli equilibri".
D'accordo però, il senatore Ds sulle preoccupazioni del governo che il controllo della società non finisca nelle mani dei francesi.
Apprezzamento per le dichiarazioni di intenti fondate sulla neutralità del governo, ma anche la convinzione che " la preoccupazione di chi governa deve essere quella di garantire che queste operazioni abbiano anche un grado di tenuta sociale".
Rispetto al ruolo del governo nei processi di privatizzazione, Angius rimarca il fatto che nelle dichiarazioni programmatiche del governo Berlusconi non vi sia stato alcun riferimento " al grande disegno delle privatizzazioni e soprattutto delle liberalizzazioni sollecitate da più parti negli anni passati".
Il capogruppo Ds espone quindi una preoccupazione: "Non vorrei - afferma - che si prefigurasse una qualche forma di protezionismo statalistico il che contrasterebbe fortemente con la necessità invece di sostenere i mercati, di svilupparlo, di rendere competitivo il nostro sistema nazionale".
Il conflitto d'interessi degli avvocati al governo Altra questione al centro dell'intervista è stata la questione giustizia e le polemiche divampate a seguito delle dichiarazioni di esponenti del governo di centrodestra.
A tal proposito Angius parla di "un conflitto di interessi" che si realizza allorquando un membro del governo, essendo avvocato in un processo "critica violentemente quei magistrati che hanno emesso queste sentenze".
Per Angius in questi casi, la persona interessata deve scegliere "o continua a fare l'avvocato o la deve smettere di fare il sottosegretario" poiché "comportamenti di questo genere danneggiano il governo e sono offensive verso la magistratura".
In tal senso Angius pur apprezzando le dichiarazioni di Castelli che hanno "riequilibrato" le sortite di altri esponenti del centrodestra, promette iniziative parlamentari per discutere della questione.
Nessun processo a D'Alema Per quanto riguarda il futuro dei Ds, Angius considera normale il confronto tra posizioni contrapposte ed in particolare rispetto alle dichiarazioni di Cofferati afferma: "E' utile che siano portati contributi critici per ridefinire il ruolo del partito.
Questo lo considero normale.
Questo non mi preoccupa.
Il mio parere è che c'erano nel suo intervento delle valutazioni non giuste e l'ho detto".
La convinzione di Angius è quindi che i Ds debbano fare un "congresso nel quale si misurano opinioni diverse sulla base di mozioni che vengono presentate e discusse".
Angius però non accetta che si discuta sui nomi e sul numero delle candidature: "Le candidature sono l'espressione di una linea politica" - afferma - e mi auguro che ci sia una chiarezza di posizioni politiche", ma allo stesso tempo, constatata la diversità di opinioni il capogruppo Ds auspica che "queste posizioni diverse non si confondessero nel nome di una crociata contro qualcuno e non vorrei che alcune posizioni venissero combattute solo perché sono di quelle persone".
In particolare Angius rifiuta i processi a Massimo D'Alema: "Si tratta di riconoscere la giustezza di alcune scelte politiche fatte" afferma e ricordando la che la vittoria del 1996 fu anche merito dell'attuale presidente dei Ds sottolinea che "quelli che adesso sono critici nel 96 erano favorevoli".
Dunque, la discussione politica necessaria sulle ragioni della sconfitta "deve investire tutti: ci vuole un minimo di corresponsabilizzazione".
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