10 GIU 1992

Intervento di Marco Pannella, parlamentare europeo, sul trattato di Maastricht e sul futuro delle istituzioni europee

STRALCIO | - Parlamento Europeo - 00:00 Durata: 7 min 40 sec
A cura di Andrea Maori
Player
Registrazione video di "Intervento di Marco Pannella, parlamentare europeo, sul trattato di Maastricht e sul futuro delle istituzioni europee", registrato a Parlamento Europeo mercoledì 10 giugno 1992 alle 00:00.

Sono intervenuti: Marco Pannella (parlamentare europeo).

Sono stati discussi i seguenti argomenti: Accordi Internazionali, Agroalimentare, Commissione Ue, Consiglio Europeo, Crisi, Delors, Europa, Iii, Istituzioni, Maastricht, Militare, Narcotraffico, Parlamento Europeo, Unione Europea.

La registrazione video ha una durata di 7 minuti.

Questo contenuto è disponibile anche nella sola
versione audio.

leggi tutto

riduci

  • Marco Pannella

    parlamentare europeo

    Signor Presidente, signor Presidente della Commissione, non direi signor Presidente del Consiglio, giacché quest'ultimo se ne è andato dietro le quinte. Se le ragioni della "Realpolitik" hanno spinto il Presidente del Consi- glio dietro le quinte, invece che farlo restare a difendere la posizione del Consiglio, ciò non può essergli rimproverato, perché agire così è in linea con la politica stessa del Consiglio. Ciò è straordi-nariamente illustrato dal suo Presidente in carica, che, se non ha avuto vergogna, ha tuttavia avuto un certo pudore ad abbandonare questo dibattito. Credo che il pudore potrebbe chiamarsi anche ipocrisia, ma non insisterò su questo prmto, perche sono assolutamente d'accordo con quanto l'onorevole De Giovanni ha appena detto. In generale, non dissento da quanto è stato detto, tranne che su di un punto, miei cari colleghi. È che dovremmo prendercela con noi stessi, prima di prendersela con gli altri! Perché dovremmo temere le reazioni del Consiglio alle nostre posizioni? Esso le ignora! Mentre nella relazione Martin reclamavamo di poterci esprimere non soltanto sulla composizione, ma anche sul programma della Commissione, ciò non è stato recepito a Maastricht e il nostro Parlamento ha reagito come d'abitudine. Abbiamo un rosario di rivendicazioni realistiche che sgraniamo da dieci anni, nel nome del realismo politico. E quando, ogni volta, l'intero rosario viene gettato nella pattumiera, il Parlamento deplora questo fatto e comincia a sgranare un altro rosario. Allora capisco: vi è nella follia del Consiglio una certa lucidità: non è in grado di condurci alla realizzazione degli Stati uniti d'Europa e dell'Unione europea! Esiste una crisi della democrazia - ce ne rendiamo conto nella maggior parte dei nostri paesi - una crisi della politica comunitaria e della politica estera. Ma il Parlamento può effettivamente rimproverare al Presidente della Commissione di non aver scelto una alleanza politica, che poteva essere anche istituzionale, su parecchi punti rispetto ai quali il nostro Parlamento si opponeva al Consiglio? Da parte mia, io lo faccio, ma un Parlamento che non ha mai difeso le proprie posizioni con coraggio e rigore non è un alleato affidabile! Capisco dunque la Commissione, che continua a scegliere questa sudditanza - forse gloriosa, ma ne dubito - e che cerca con tutti i modi di lavorare insieme con il Consiglio, a costo di non essere più l'esecutivo comunitario che ha il dovere di essere. L'umiltà è certamente una virtù, ma e una virtù funesta. Non è accettabile, anche se è compensata dal prestigio straordinario e meritato del suo Presidente! Certo, fortunatamente avremo il Presidente Delors per altri due anni ancora! Ma possiamo essere sicuri del suo atteggiamento, mentre si avvicinano gli anni decisivi? L'onorevole De Giovanni lo ha ribadito ancora una volta: che cosa saranno il 1993 e il 1994 ora che il lungo tunnel cominciato con l'Atto Unico sboccerà a Maastricht, ora che all'esterno la storia tuona e ci seppellisee tutti, Consiglio, Commissione e Parlamento! E con essi, l'Europa, l'lnternazionale socialista, il PPE, senza dimenticare i nostri ministri degli Affari esteri! A Sarajevo ritroviamo l'Europa del ghetto di Varsavia. Ma cosi è la nostra codardia forse a salvarci, perché, a dispetto della gravità del crimine che abbiamo ripetuto dopo Monaco, la nostra codardia ci salva: noi abbiamo paura di andare fino in fondo. Questa è la realtà! In queste condizioni posso auspicare, contro ogni ragionevole attesa, signor Presidente della Commissione, che già dai due anni prossimi lei osi rilanciare questo Parlamento che non lo merita, ma che ha dei testi spesso notevoli, cosa che il Consiglio purtroppo non ha mai avuto dopo l'At- to unico ratificato dalle nostre istituzioni! Di fatto, in materia di politica europea, occorrerà sempre più guardare dietro le quinte del Consiglio! Perche nelle politiche che ci accingiamo a perseguire nei confronti dell'Est e degli altri paesi, sappiamo benissimo che l'agro-alimentare, il complesso militare-industriale, il narcotraffico saranno molto più potenti di noi. Ma spero che, malgrado tutto, voi, come Commissione, andrete al di là di quanto è ragionevole attendersi da voi. Ciò è già capitato in passato, signor Presidente della Commissione. Dunque, se lei trova un testo considerevole - e ne troverà - di questo Parlamento, non lo lasci nella pattumiera della politica condotta dalle nostre istituzioni, perché significherebbe semplicemente lasciarlo nella pattumiera della storia. È triste dirlo, ma rivolgo questo appello e questa speranza all'esecutivo, che deve dimostrare il coraggio che noi come parlamentari non abbiamo. Quanto al Consiglio, ha trovato il suo posto dietro le quinte della storia. Pertanto, signor Presidente, propongo che d'ora in poi venga assegnato come posto fisso al Consiglio quello che attualmente occupa, vale a dire dietro le quinte, laggiù in fondo, di dietro!
    0:00 Durata: 7 min 40 sec