Cinema&cinema: "The tragedy of Hamlet" di Peter Brook

Un saluto agli ascoltatori di radio radicale
Nella prima immagini del film di Peter Brook ha dedicato all'Amleto di Shakespeare il film si intitola dei treni GP o fa letto
E Peter Brook il grande regista inglese teatrale ma anche cinematografico morto pochi giorni fa non troviamo come nel testo di Shakespeare la torre del castello di Danimarca immersa nella nebbia e le guardie che nessuno pigliamo la Cina
Vediamo soltanto un giovane uomo un vero che a testa china parla fra sessi
E le parole che pronuncia sono quelle di chi è caduto in uno stato di depressione ascoltandolo apprendiamo che suo padre riti Danimarca e morto da poco
E che sua madre rimasta vedova si è risposata troppo in fretta secondo il ragazzo con il fratello di suo marito
Il ragazzo come avrete capito è il principe Amleto ed è certo inverosimile che quel principe possa essere biro
Eppure credo che sia molto improbabile che uno spettatore sia ASCII prenderei dall'incredulità
Perché nel giro di pochi minuti firme ci ha già catturarlo
Facendo sci penetrare e forse scivolare nello stato d'animo del personaggio
E questa specie di osmosi tra spettatore e protagonista si prolungherà i difetti quasi per tutta la durata del film
Tanto che non solo potremo seguire con empatia gli sviluppi interiori e comportamentali del suo stato depressivo ma saremo spesso indotti a guardare dal suo punto di vista tutti gli altri personaggi della vicenda
Insomma l'interiorità e dunque i sentimenti i pensieri che quei sentimenti suscitano in questo film Pansa in primo piano riforma tutto l'interesse del racconto
Tanto che l'ambientazione della vicenda potrà essere evocata con pochi arredi essenziali il film girato per intero sul palcoscenico quasi di Saturno nel teatro parigino les Bouffes du Nord
Scoperto e diretto per tanti anni da Peter Brook
E il colore della pelle del protagonista è un elemento che non compromette la credibilità della vicenda che appunto soprattutto in Cina
E pertanto non ci sfugga era scoprire che Ofelia ragazza innamorata di Amleto è indiana
O che il capocomico della compagnia di attori girovaghi che approda nel castello è giapponese occhi la madre di Amleto è bianca
Del resto il malumore poi il furore di Amleto dallo apprende che suo padre è stato ucciso proprio da quel fratello che sua madre ha poi deciso di sposare
è un furore è universale che investe l'intera umanità certo senza distinzioni etniche e compreso Ambleto spesso
Peter Brook paragonava l'Amleto di Shakespeare a una bolla di cristallo che rivela una sfaccettatura diversa ogni volta che si deposita nelle mani di qualcuno
Forse il volto che ci viene rivelato in questa versione del testo consiste soprattutto in un'idea il male ci contamina fatalmente quando perdiamo fiducia e speranza nei confronti dell'umanità quando vista ci sembra interamente votata al male
Amleto anche in questo film porterà a compimento una vendetta giusta e apprezzo della propria vita
Eppure risulta qui quanto mai evidente che non si tratta affatto chiuderò voi pongo che il suo pessimismo cosmico la sua disperazione lo rendono via via misogino se suo forbito sadico cinico e anche malvagio tanto da sacrificare come epilogo sberleffo due suoi ex compagni di scuola colpevoli in fondo soltanto l'ingenuità da uccidere senza purtroppo rimorso il consigliere di corte da indurre al suicidio la ragazza che lo ama a cui in questo film per oltraggio Louis nega il trucco dal viso con la propria saliva
Mentre i miei due figli effettivi cavi della storia madre di suo zio la coscienza il rimborso della cultura commessa riverberano uomo vinti una severità nobiltà
La bellezza del racconto difende qui particolarmente dalla bravura degli attori ne cito uno per tutti lo straordinario Adrian Lester nel ruolo di Amleto
Io spero che gli ascoltatori mi perdoneranno questa chiacchierata forse troppo disinvolta sull'Amleto
Ma è soltanto per segnalare un film molto bello che appunto dei tredici di Oxfam letta di Peter Brook un film del due mila e due che si può vedere sulla piattaforma RAI per lei
Un saluto da Gianfranco Cercone