Il Terzo settore è, dai più, riconosciuto principalmente come quell'universo operoso e silenzioso che, mosso da solidarietà, si attiva spontaneamente a sostegno di chi ha più bisogno, sopperendo sempre più spesso alla carenza dei servizi e alle lacune dello Stato.
Visto dall'esterno … (e spesso anche dall’interno), il Terzo settore è dunque soprattutto quello che "fa", ovvero che opera, e che lascia - quasi per necessità - in secondo piano l'esigenza di sviluppare consapevolezza di ciò che effettivamente rappresenta nella società e di cosa potrà rappresentare in futuro.
Ma nel dna degli ETS c'è il codice del cambiamento: il loro "fare", operando al fianco delle persone sui territori, è veicolo di trasformazione sociale, che passa attraverso l'elaborazione e la realizzazione delle politiche pubbliche (nazionali, locali, di comunità), nelle quali il Terzo settore offre - e può offrire ancor di più - un contributo prezioso.
Da un lato la riforma (in primis con la definizione nel Codice di "Terzo settore"), dall'altro i progressi compiuti sul piano dell’amministrazione condivisa (a partire dall'introduzione del principio di sussidiarietà nell’articolo 118 della Costituzione e poi dal nuovo profilo costituzionale riconosciuto agli ETS con la sentenza 131 del 2020), consentono il rafforzamento e l'affermazione di una lettura del ruolo del Terzo settore meno schiacciata sulle emergenze sociali da curare, una lettura più evoluta e costruttiva, che può riconoscere nel Terzo settore un attore di dignità pari a quella dello Stato e del mercato nel contribuire allo sviluppo del Paese.
Si tratta di un lento processo culturale, di auto-percezione e presa di consapevolezza di sè, di cui gli stessi ETS devono essere protagonisti, per poter passare dal piano del fare a quello del cambiare.
"Cambiare" inteso come irrompere nella visione binaria pubblico- privato, al cui esterno c'è spazio solo per la "buona volonà" o la carità; scardinare l'idea di ineluttabilità di un modello di sviluppo centrato sul profitto e non sulla persona; creare e popolare luoghi di espressione della cittadinanza attiva, dando nuova linfa alla partecipazione democratica e politica.
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