19 SET 2002

Festa di Liberazione: Informazione e Democrazia (con Curzi, Furio Colombo, e Paolo Franchi)

[NON DEFINITO] | - 00:00 Durata: 2 ore 40 min

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In Italia si rischia di avere un'informazione da tifosi, mentre invece è tempo di ricominciare a fare giornalismo serio.

E il regime? dipende da cosa si intende per regimeRoma, 19 Settembre 2002 - Festa di Liberazione, giornata di dibattito sull'informazione.

Modera Antonio Di Bella, neo direttore del tg3.

Ospiti: Furio Colombo, direttore dell' 'Unità', Sandro Curzi, direttore di 'Liberazione', Paolo Franchi, giornalista del 'Corriere della Sera' e Maria Luisa Agnese, direttrice di 'Sette'.Un giornalismo da tifosiSecondo gli intervenuti, quello di fare un giornalismo schierato, e quindi da
tifosi di una parte politica o di un'altra, è un rischio concreto.

Antonio Di Bella vede il pericolo di rimanere schiavi di un'informazione uguale a se stessa e troppo dipendente dalle fonti e dalla necessità di sentire le solite reazioni politiche, e si domanda se si può riuscire a rompere l'ottusità dell'informazione.«Ci si prova» - ha detto Maria Luisa Agnese - «ma io non so se ci riusciamo come vorrei.

Noi ci siamo dimenticati come si fa giornalismo non da tifosi, in effetti saremmo il quarto potere, e penso che è con questo spirito che bisognerebbe farlo».E poi: «Per non essere tifosi bisognerebbe fare di più un giornalismo di investigazione.

Per fare questo ci vogliono delle lunghe scuole, e la convinzione di fornire un servizio per la democrazia e ci vogliono soldi per far lavorare queste persone.

Ma non è facile scrivere pensando di avere come riferimento i lettori e non qualche potentato».Il giornalista è il cane da guardia dei cittadini«Questa frase l'ho trovata scritta in una scuola di giornalismo americano, quando andai dopo aver otteuto finalmente il visto» - ha detto Curzi, che poi ha aggiunto di averla trovata bellissima e rispondente in pieno a ciò che il giornalista dovrebbe essere.

E a proposito di giornalismo americano, è Antonio Di Bella che ha raccontato un episodio avvenuto proprio alla vigilia della scorsa guerra del Golfo.«Sul Nytimes» - ha detto Di Bella - «ci fu un articolo al tempo della prima guerra del golfo in cui si diceva che gli scud di Saddam da cui bisognava difendersi e che dovevano essere colpiti dai patriots di Israele erano molto meno pericolosi, invece, di un patriot che colpiva uno scud, lo spezzava in due e ricadeva sul suolo.

Il fatto dimostra che l'unica cosa a cui servono i patriot è finanziare chi li vende.

Io mi sono chiesto spesso» - ha concluso - «se fossi stato io a scrivere un pezzo così quali pressioni avrei subito».Più disilluso, sul giornalismo americano, almeno al momento, Furio Colombo: «Qui non mi sento di celebrare la libertà del giornalismo americano» - ha detto il direttore dell' 'Unità' - «perché ogni volta che vado in rete e cerco qualche columnist americano che rompa il silenzio sulla guerra, non lo trovo, e mi trovo davanti ad un'esperienza che non ho mai riscontrato prima.

E mi sento un'ansia terribile.

Perché continuo a non trovare una ragione per giustificarla, la guerra».Regime o non regime?Sulla situazione italiana, e sulla relativa libertà di informazione, i pareri sono stati discordanti.

Mentre per Paolo Franchi e per Maria Luisa Agnesi parlare di regime sembra azzardato, anche perché, come ha detto Franchi, bisogna vedere cosa si intende per regime e poi, come ha sottolineato la Agnesi «nel quotidiano più importante d'Italia si riesce a lavorare ancora con dignità, anche se con questo in ogni modo vediamo che i problemi ci sono», per Curzi e Colombo, in particolare, la situazione è ben più drammatica.Questo non solo perché, come sostenuto da Franchi, l'attuale classe dirigente italiana ha una cultura democratica un po' zoppicante, ma soprattutto perché, come dichiarato da Colombo, in molti sono 'vendicativi'.

«Queste persone» - ha detto il direttore de l' 'Unità' - «compreso il presidente del consiglio sono vendicative e lo hanno dimostrato, e questa cosa ricorda certe caratteristiche del mondo non libero.

Clinton in tutto il periodo di accuse e di propaganda repubblicana non solo non si è sottratto ai processi ma non è mai stato vendicativo».L'epurazione di 'Sciuscià' (e la lettera a Ruotolo)Sulla questione regime è intervenuto anche Curzi, citando il caso dell'oscuramento nell'informazione delle ultime dichiarazioni del papa contro la guerra, delle posizioni di Schroeder che viene sempre più messo in disparte, e, non da ultimo, della questione Rai e del caso Biagi ma soprattutto di quello di Sciuscià.«Sapete che di Sciuscià fatta qui alla Festa di Liberazione» - ha detto Sandro Curzi - «avevamo fatto una cassetta e avevamo tentato di mandarla alla Rai, ma dopo vari tentennamenti c'è stato un netto rifiuto.

E nello stesso tempo Sandro Ruotolo viene richiamato ufficialmente da una lettera Rai perché ha fatto un'intervista a Liberazione ed è accusato di aver recato un danno all'azienda con le sue dichiarazioni.

Col risultato che rischia il licenziamento così come sono stati licenziati tutti i collaboratori di Sciuscià che sono stati messi fuori».I casi Italia (da Pecorella a Gentilini)Furio Colombo per dar credito alle sue convinzioni sul regime attuale ha citato diversi episodi della vita politica italiana di quest'ultima legislatura.

«L'altro giorno» - ha detto - «mentre mi intervistavano per la Abc e la Bbc poi, mi vergognavo, perché non capico come sia possibile governare un paese nel quale il tuo privato personale avvocato difensore viene fatto eleggere deputato e quando è deputato diventa presidente della commissione giustizia, e lì continua a fare il tuo avvocato personale.

E fa passare la legge che gli serve nel pomeriggio da avvocato difensore del presidente imputato e per questo non trovo più un paese dell'America Latina a cui fare riferimento».E poi ancora: «mi vergogno di un paese in cui il sindaco di Treviso Gentilini fa distruggere le case in cui abitano da due anni degli immigrati legali e che hanno lavoro.

Ovunque un sindaco che fa fuggire donne e bambini di fronte ai bulldozer viene destituito dal prefetto o dal presidente della repubblica.

E io mi vergogno che il sindaco Gentilini sia italiano e porti la fascia.

E io su Gentilini non ho trovato nessun editoriale.

Perché i pensosi intellettuali pensano solo se i girotondi siano la fine della sinistra...»Curzi: il regime non è cominciato adesso«Regime o non regime» - ha detto il direttore di 'Liberazione' - «è avvenuto qualcosa di grave che ha alle spalle una storia e a cui noi dobbiamo dare una risposta».

Curzi non ha peli sulla lingua al riguardo: «non voglio scordare però che la devastazione e l'attacco al tg3 incominciò col centro sinistra e che i professori decisero che il tg 3 era troppo movimentista.

Sento adesso la necessità di avere coraggio e capire e ragionare, parlare con i compagni, e io quello che ho colto in piazza san Giovanni è questa voglia di ragionamento».La Costituzione Americana: il I emendamento«Se non c'è vergogna in questo» - ha concluso Colombo - «c'è solitudine, se non c'è solitudine, c'è pericolo».

E poi: «il calpestare per puro possesso di numero di voti i diritti dell'opposizione come fa questa maggioranza viola il punto centrale di quello che in America è il primo emendamento della Costituzione che mette alla maggioranza una serie di proibizioni; cioè la maggioranza non potrà mai impedire di scrivere parlare o manifestare contro di te.

Perché la critica è la ragione stessa dell'opposizione».

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