16 APR 2003

Bilancio: Audizione del Ragioniere generale dello Stato sull'attuazione delle misure adottate nel quadro del Patto di stabilità e crescita

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Audizione, ai sensi dell'articolo 47 del Regolamento, del Ragioniere generale dello Stato sull'attuazione delle misure adottate nel quadro del Patto di stabilità e crescita, con particolare riferimento agli effetti e alle tecniche di controllo dei flussi di finanza pubblica in ordine all'andamento del debito, tenendo conto specificamente della componente non statale.

Registrazione audio di "Bilancio: Audizione del Ragioniere generale dello Stato sull'attuazione delle misure adottate nel quadro del Patto di stabilità e crescita", registrato mercoledì 16 aprile 2003 alle 00:00.

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  • Relazione di Vittorio Grilli, Ragioniere generale dello Stato

    Il professor Grilli, dopo aver sottolineato come la modesta crescita del PIL nazionale si inserisca in un contesto internazionale caratterizzato da una fase ciclica sfavorevole, osserva che l'Italia condivide, con i maggiori paesi europei, la fase di rallentamento dell'andamento dei consumi privati.<br>La finanza pubblica italiana, posta a confronto con quella dei paesi dell'Area dell'euro, presenta, nel periodo 1999 - 2001, un elevatissimo livello del debito pubblico, superiore, non solo alla media dei paesi dell'Area euro, ma anche al limite prescritto dal trattato di Maastricht, sebbene l'andamento del rapporto tra il debito pubblico ed il PIL continui comunque a ridursi.<br>Anche la spesa per interessi appare superiore (ben oltre l'80 %) a quella mediamente sostenuta dagli altri paesi, ma anche qui l'evoluzione è, comunque, positiva sia per l'Italia, in virtù della riduzione dei rendimenti dei titoli di Stato, che per i restanti paesi dell'area dell'euro.<br>Si registra invece un avanzo primario superiore a quello medio degli altri paesi, con la tendenza a decrescere negli anni, come avviene nella media europea. Viceversa le spese correnti sono sostanzialmente in linea con quelle della media europea, mentre l'indebitamento netto, seppure lievemente superiore a quello degli altri Paesi europei, nell'anno 2002 è tornato a scendere. Ricorda al riguardo che l'anno scorso ha risentito, nei principali Paesi dell'area dell'euro, del funzionamento di stabilizzatori automatici del ciclo economico e degli effetti ritardati del rallentamento economico del 2002. <br>La disaggregazione dell'indebitamento netto delle Pubbliche Amministrazioni per settori istituzionali, secondo la classificazione dell'Istat, se corretta dal punto di vista contabile, non aiuta, tuttavia, a comprendere i comportamenti sottostanti, poiché il dato delle entrate è in larga parte influenzato dall'ammontare dei trasferimenti tra enti pubblici. Limitando l'analisi alle spese correnti, al netto della spesa per interessi e dei suddetti trasferimenti, si evince, invece, che nel complesso della Pubblica Amministrazione le spese correnti aumentano, nel quadriennio 1999-2002, di circa 0,5 punti di PIL. Tale aumento è la risultante di una riduzione della spesa delle Amministrazioni Centrali (dovuta principalmente al consolidamento del processo di razionalizzazione e contenimento delle spese stesse) e di una accelerazione della dinamica degli enti decentrati di spesa, il cui peso è cresciuto, nello stesso periodo, di un punto percentuale rispetto al PIL.<br>Le grandezze che hanno maggiormente contribuito a tale incremento sono i consumi intermedi, la spesa farmaceutica, anche a seguito dell'abolizione dei ticket e la spesa per il personale.<br>Passando al comparto previdenziale, rileva come la spesa per pensioni in rapporto al PIL abbia ripreso a crescere nel 2002, ritornando sui livelli del 1999, anche per effetto dell'aumento delle pensioni minime e di una maggiore indicizzazione ai prezzi rispetto all'anno 2001, dopo una sostanziale invarianza registrata negli anni 2000-2001 ottenuta mediante l'innalzamento di un anno dell'età di pensionamento di vecchiaia.<br>La finanza degli enti territoriali registra, nel periodo considerato, una invarianza dell'aggregato in esame, per effetto anche delle misure adottate con il patto di stabilità interno. Un indicatore significativo dei comportamenti finanziari degli Enti territoriali è costituito dai prestiti contratti con la Cassa Depositi e Prestiti. L'andamento dei crediti verso la clientela della Cassa Depositi e Prestiti si mantiene costante in rapporto al PIL negli anni 2000-2001, con una leggera flessione nell'anno 2002. L'analisi della composizione interna evidenzia che per gli enti locali i crediti continuano a crescere per tutto il triennio 2000-2002 costituendo la principale fonte di finanziamento degli investimenti. Anche per le regioni, la dinamica risulta sostenuta, ma essa, a differenza degli enti locali, è stata destinata al ripiano dei debiti pregressi delle A.S.L. e, dunque, al finanziamento della spesa corrente.<br>Gli altri enti, comprensivi questi ultimi delle università e degli enti di ricerca, presentano un livello di spesa costante se rapportata al PIL.<br>Ricorda quindi che gli obiettivi di finanza pubblica che l'Italia, come ciascun Paese dell'Unione europea, deve assumere e rispettare ai fini del patto di stabilità e crescita, pongono il problema del raccordo delle procedure di programmazione e monitoraggio degli obiettivi medesimi ai diversi livelli istituzionali. Tale problema, in prospettiva, diventerà ancora più complesso, per l'ampliamento delle competenze delle varie istituzioni locali a seguito del federalismo e della devolution.<br>A partire dal 1999 sono entrate a far parte della legge finanziaria, le norme del cosiddetto "patto di stabilità interno" con il quale vengono individuati gli obiettivi gestionali che gli enti territoriali devono rispettare per concorrere al conseguimento dei target assunti a livello nazionale per il patto di stabilità e crescita. Tali disposizioni, però, ancora non consentono un puntuale monitoraggio dei conti della finanza locale in termini di impatto sull'indebitamento netto del conto delle Amministrazioni pubbliche. La presenza di rilevanti differenze tra gli aggregati di entrata e spesa assunti, rispettivamente, per il patto di stabilità interno e quello per il patto di stabilità e crescita in ambito europeo non agevola il conseguimento degli obiettivi previsti a livello nazionale.<br>Le differenze riguardano principalmente la mancata inclusione delle spese di investimento, di interessi e delle cosiddette entrate e spese di carattere eccezionale nel calcolo del disavanzo finanziario e l'applicazione dei criteri di cassa, in luogo di quelli prescritti dal sistema europeo di contabilità nazionale (SEC 95).<br>Sottolinea positivamente la previsione, contenuta nell'ultima legge finanziaria approvata per il 2003, che dal 2005 il saldo per il patto di stabilità interno per province e comuni sia calcolato quale differenza tra le entrate e le spese finali al netto delle partite finanziarie e dei trasferimenti statali attribuiti sotto forma di compartecipazione ai tributi erariali, ed esprime l'auspicio che in occasione della prossima legge finanziaria tale innovazione sia anticipata al 2004. Ricorda, quindi, in sintesi, i benefici conseguiti negli ultimi anni attraverso le misure del patto di stabilità interno, rilevando che, nel 2000, secondo le indicazioni del monitoraggio, il comparto delle province e dei comuni ed il comparto delle regioni hanno raggiunto, nel loro complesso, gli obiettivi di riduzione del disavanzo attribuiti per il medesimo anno. Per il 2001, il rispetto dei vincoli derivanti dal "patto di stabilità interno" ed il relativo monitoraggio è stato demandato, per le regioni, ai presidenti delle giunte e, per gli enti locali, alle loro associazioni; tali novità ed altre difficoltà sopraggiunte non hanno consentito puntuali accertamenti. Per l'anno 2002, la normativa ha diversificato le regole del "patto" applicate alle regioni e quelle previste per gli enti locali (con esclusione dei comuni con popolazione inferiore a 5.000 abitanti): mentre per le regioni i risultati del patto di stabilità interno sono ancora in fase di rilevazione, il monitoraggio provvisorio per le province ed i comuni con popolazione superiore a 60.000 abitanti attesta complessivamente un sostanziale rispetto dei tre obiettivi prefissati (saldo finanziario, impegni e pagamenti). Il monitoraggio trimestrale del patto di stabilità per l'anno 2002 è stato ricondotto, più correttamente, tra i compiti della Ragioneria generale dello Stato. <br>Per quanto riguarda la spesa sanitaria, ricorda che con l'Accordo Stato-Regioni dell'8 agosto 2001 è stato stabilito, per gli anni 2001-2004, il livello di spesa sanitaria al cui finanziamento concorre lo Stato. Tale importo è stato fissato in misura superiore a quello concordato con il precedente Accordo del 3 agosto 2000. Le regioni si sono impegnate a contenere la spesa sanitaria provvedendo con risorse proprie alla copertura finanziaria di eventuali ulteriori disavanzi. Qualora non garantissero il rispetto dell'Accordo con tagli di spesa o con il reperimento di risorse proprie, è prevista, come sanzione, la riduzione del concorso dello Stato fino al livello previsto dal precedente Accordo del 3 agosto 2000. Nonostante l'Accordo, la spesa per gli anni 2001 e 2002 è risultata strutturalmente superiore a quella convenuta, rispettivamente, per un importo pari a 5.342 milioni di euro ed a 3.914 milioni di euro, a causa di alcuni problemi strutturali che sospingono la spesa del settore, quali ad esempio: il controllo della spesa farmaceutica, la razionalizzazione dei posti letto ospedalieri, il contenimento delle tariffe regionali, l'utilizzo del personale, la non completa adesione alle convenzioni centralizzate Consip per l'acquisto di beni e servizi, la mancata informatizzazione delle prescrizioni mediche ai fini del monitoraggio della spesa. L'oratore sottolinea che, nell'anno 2001, il complessivo disavanzo è imputabile per oltre il 50% a tre Regioni, e che tale andamento sembrerebbe confermato anche per l'anno 2002. Ribadisce quindi la necessità degli interventi finalizzati al recupero di efficienza ed efficacia del sistema sanitario pubblico, anche per tenere conto degli effetti negativi indotti dall'invecchiamento demografico nei prossimi decenni. <br>Passando alla spesa per prestazioni sociali, rileva che essa presenta in Italia una più elevata quota di risorse destinate alla funzione "vecchiaia e superstiti" rispetto a quella degli altri paesi europei (al netto della spesa per il trattamento di fine rapporto del settore privato, è pari a circa il 60 pera cento della spesa complessiva per la protezione sociale, rispetto ad una media europea pari al 46 per cento), a fronte di una minore quota di risorse allocate nelle funzioni "famiglia", "disoccupazione" e "malattia". La peculiarità del sistema pensionistico italiano trova riscontro anche nel confronto a livello europeo dei tassi di occupazione fra i lavoratori anziani (55-64 anni), pari al 28 per cento, rispetto ad una media europea del 38,5 per cento. Ciò in particolare testimonia uno scarso incentivo al posticipo del pensionamento implicito nell'attuale assetto normativo. <br>Sottolinea, infine, che il livello in rapporto al PIL della spesa pensionistica è destinato nel lungo periodo ad incrementarsi ulteriormente per effetto del processo di invecchiamento demografico sia in termini assoluti che relativi. <br>Conclude, quindi, sottolineando che nell'anno 2001 si è avuto un rallentamento del processo di riduzione dell'indebitamento netto per un concorso di cause, che possono essere ricondotte a una maggiore spesa sanitaria rispetto al passato, anche dovuta ad una riclassificazione delle partite contabili operata dall'ISTAT, a minori entrate fiscali, conseguenti anche a rilevanti sgravi fiscali riconosciuti dalla legge finanziaria per l'anno 2001, e a maggiori spese per investimento, per effetto della chiusura della programmazione cofinanziata dall'Unione europea relativa al periodo 1994-1999. Nell'anno 2002, come già sottolineato precedentemente, è ripresa la tendenza alla riduzione dell'indebitamento netto, in un'ottica di raggiungimento del pareggio di bilancio. <br>Ricorda che il miglioramento dell'indicatore rispetto all'anno precedente (pari a 0,3 punti percentuali rispetto al PIL) è stato ottenuto attraverso l'utilizzo di misure restrittive della spesa corrente (in particolar modo delle Amministrazioni centrali), accompagnate dall'adozione di interventi in materia fiscale di recupero di base imponibile, dalla cartolarizzazione degli immobili e da una diminuzione della spesa per interessi, nonché da una puntuale azione di monitoraggio. Fa presente, tuttavia, che il processo di razionalizzazione e contenimento della spesa e, più in generale, di miglioramento della finanza pubblica, mentre continua a consolidarsi nell'ambito delle Amministrazioni centrali, presenta ancora margini di miglioramento nei settori decentrati di spesa. Occorre, pertanto, razionalizzare le regole di spesa di tali enti che, peraltro, saranno dotati, nel prossimo futuro, di una maggiore autonomia decisionale con contestuale riduzione del finanziamento statale, assicurando che ad essi venga trasferita, in maniera efficace, la responsabilità del rispetto dei parametri europei. In sostanza, devono essere messe a punto regole di comportamento che assicurino la compatibilità delle politiche finanziarie degli enti decentrati con i vincoli europei imposti sui saldi nazionali. <br>Indice degli interventi <br>L'audizione comincia alle 14h40<br>Presidenza del Presidente <strong>Antonio Azzollini</strong><br>
    0:00 Durata: 27 min 26 sec
  • Ivo Tarolli (UDC)

    <br>Osservazioni e quesiti dei Commissari e repliche degli auditi
    0:27 Durata: 1 min 52 sec
  • Replica di Vittorio Grilli

    Al senatore Tarolli che richiede maggiori informazioni riguardanti l'andamento degli investimenti negli anni successivi al 2001 ed il prevedibile andamento futuro, replica il professor Grilli osservando che, sul tema, il Ministero delle infrastrutture ed il Dipartimento per la coesione e sviluppo, che effettua il monitoraggio sugli investimenti finanziati con i fondi europei e gestiti a livello locale, possono fornire dati più aggiornati. Preannuncia comunque che la Ragioneria generale dello Stato svolgerà sul tema una serie di approfondimenti, inviando gli esiti alla Commissione. <br>
    0:29 Durata: 1 min 22 sec
  • Lamberto Grillotti (AN)

    Il senatore Grillotti, ricordando le modifiche annualmente apportate al Patto di stabilità interno, osserva la necessità di fissare al riguardo criteri certi e validi lungo un arco temporale pluriennale, consentendo sia alle amministrazioni centrali che a quelle locali, di operare una programmazione delle risorse al fine di conseguire obiettivi definiti e verificabili. <br>
    0:30 Durata: 2 min 52 sec
  • Replica di Vittorio Grilli

    Il professor Grilli, dopo aver dichiarato la propria preferenza per l'adozione di regole chiare e trasparenti, fa presente che il Patto di stabilità interno ed il Patto di stabilità per l'Europa seguono criteri di contabilizzazioni differenti, il primo basato su criteri finanziari, l'altro sulla contabilità economica. Pertanto, auspica che si possa giungere ad una uniformazione dei criteri di contabilizzazione e delle regole, sottesi al sistema di vincoli suddetti. <br>
    0:33 Durata: 2 min 9 sec
  • Antonio Pizzinato (DS-U)

    Il senatore Pizzinato fa presente che, all'interno del fabbisogno della spesa previdenziale complessiva, esistono andamenti diversi in rapporto alle varie categorie sociali ed alle differenti gestioni. In particolare, sottolinea la diversa dinamica tra dipendenti del settore pubblico e del settore privato, al cui interno va poi operata un'ulteriore distinzione tra lavoratori autonomi e lavoratori dipendenti. In base ad alcuni dati ufficiali, il 50 per cento del debito dell'INPS deriva dalle gestioni dei cosiddetti "Fondi speciali", ovvero da gestioni previdenziali con meno di 300 mila dipendenti. Chiede quindi di sapere se la Ragioneria generale dello Stato è in possesso di stime sulla dinamica del deficit previdenziale al netto dei suddetti Fondi speciali. In secondo luogo, chiede una valutazione sulla dinamica che risulterebbe se ipoteticamente, venisse introdotto per tutti i lavoratori, indipendentemente dall'anzianità contributiva, il criterio del pro-rata. Richiama poi la diversa dinamica dell'età di pensionamento tra le varie categorie di lavoratori, che è in genere più elevata per i lavoratori a più bassa qualifica rispetto ai prestatori di lavoro di tipo intellettuale e dirigenziale, chiedendo se sono state effetuate valutazioni per tenere conto di tali differenze. Al riguardo, ricordando che il Consiglio di Stoccolma ha fissato, come obiettivo da raggiungere entro il 2010, il tasso di occupazione specifico nella fascia di popolazione compresa tra i 55 ed i 64 anni nella misura del 50 per cento, osserva che tale traguardo è stato già raggiunto per le categorie a più bassa qualifica, ma non per quelle di livello dirigenziale e intellettuale. Con riferimento alla spesa sanitaria, chiede poi di conoscere quali siano le tre regioni responsabili del 50 per cento del deficit del comparto sanitario, nonché le relative cause ed i possibili rimedi. Ribadisce, infine, la necessità di effettuare analisi specifiche su tali questioni, per evitare interventi troppo generici e quindi inefficaci. <br>
    0:35 Durata: 7 min 37 sec
  • Renzo Michelini (Aut)

    Il senatore Michelini osserva che esistono diverse configurazioni del saldo netto da finanziare utilizzato in sede nazionale ed europea nei diversi documenti contabili, e chiede se sia possibile accompagnare i futuri documenti con un unico prospetto di raccordo a livello di quadri riassuntivi. Chiede poi se si possa elaborare un prospetto che illustri gli effetti della legge finanziaria sul bilancio pluriennale. Ricordando, inoltre, che con le ultime modificazioni della legge di contabilità nazionale (introdotta con il cosiddetto "decreto taglia-spese"), si è operata una limitazione dei pagamenti maggiore rispetto alle spese di competenza, che è, a suo avviso, una delle principali cause di formazione del fabbisogno del settore statale, chiede se nei provvedimenti attuati successivamente si sia cercato di colmare il divario tra andamenti di cassa e quelli di competenza solo per l'anno in corso, o se si sia intervenuti anche in senso strutturale per eliminare la sfasatura temporale tra il fabbisogno del settore statale e l'indebitamento netto delle pubbliche amministrazioni. <br>
    0:43 Durata: 4 min 33 sec
  • Replica di Vittorio Grilli

    Il professor Grilli, rispondendo al senatore Pizzinato, precisa che le tre regioni responsabili del 50 per cento del deficit della spesa sanitaria sono il Lazio, la Campania e la Sicilia. Per quanto riguarda le cause ed i possibili rimedi, rimanda a quanto già indicato nella relazione iniziale. Con riferimento ai dati sulla spesa previdenziale, precisa che a livello internazionale non sono considerate le voci di carattere assistenziale, bensì i confronti avvengono sulla base di dati macroeconomici, riferiti al totale delle prestazioni a favore dei lavoratori. Nella sua relazione, peraltro, ha considerato il livello della spesa previdenziale complessiva rispetto al PIL, prescindendo dai profili connessi al finanziamento o alla composizione della stessa. Le analisi sui flussi e sulle dinamiche delle varie categorie sono possibili, ma attengono ad un livello di approfondimento maggiore, da effettuare eventualmente in una fase successiva. Per quanto riguarda l'estensione del meccanismo pro-rata a tutti i lavoratori, riconosce che ciò avrebbe sicuramente un notevole impatto sulla spesa pensionistica, per la cui valutazione occorrono però studi più approfonditi, in merito ai quali si riserva di trasmettere un'apposita nota. Per quanto concerne i quesiti posti dal senatore Michelini, osserva poi che sarebbe certamente preferibile allineare i criteri di elaborazione dei vari documenti contabili a quelli vigenti in sede europea (SEC 95), ma esistono una serie di difficoltà derivanti sia da vecchie disposizioni legislative ancora in vigore, sia dallo sfasamento temporale della disponibilità e della verifica degli aggregati di tipo finanziario rispetto a quelli di competenza, per i quali comunque occorre ricorrere all'ISTAT, con un inevitabile allungamento dei tempi di elaborazione dei documenti stessi. Rispetto al decreto "taglia-spese", osserva che il Governo usa sempre criteri uniformi tanto per le variazioni sugli stanziamenti per cassa che per quelle sugli stanziamenti per competenza, ed è poi il Parlamento che, nella sua libera determinazione, opera eventuali differenze. <p>Interviene, quindi, il dottor Ferranti, in replica alle osservazioni formulate dal senatore Michelini, per precisare che il raccordo tra effetti finanziari sul bilancio pluriennale per la parte programmatica e per la parte a legislazione vigente viene già predisposto in un apposito prospetto prodotto durante la sessione di bilancio. <p>Al senatore Michelini, il quale, chiarendo meglio il senso della sua domanda, chiede se sia possibile operare tale raccordo anche con riferimento ai quadri riassuntivi del bilancio dello Stato, replica il professor GRILLI dichiarando la disponibilità dell'organismo che egli rappresenta, ad offrire il maggior dettaglio di informazioni al Parlamento. <br>
    0:47 Durata: 11 min 48 sec
  • Rossano Caddeo (DS-U)

    Il senatore Caddeo chiede di sapere quale sia, sul totale del debito pubblico, la quota di pertinenza delle autonomie locali e i relativi andamenti prospettici, sottolineando l'importanza di tale dato anche in considerazione della nuova riforma in senso federale dello Stato. Chiede poi di conoscere quali possano essere, ad avviso della Ragioneria generale, gli strumenti più idonei per monitorare tale fenomeno. <br>
    0:59 Durata: 2 min 20 sec
  • Mario Francesco Ferrara (FI)

    Interviene, quindi, il senatore Ferrara per chiedere chiarimenti sugli effetti dello scostamento della spesa sanitaria, in rapporto al PIL, rispetto all'accordo dell'8 agosto 2001. Con riferimento alla spesa farmaceutica, in particolare, rilevando che si tratta di una voce importante della spesa sanitaria, chiede se sia possibile avere maggiori dettagli sull'incidenza di tale componente, per valutare l'efficacia degli interventi di contenimento operati da alcune regioni, proprio in applicazione del suddetto accordo. <br>
    1:01 Durata: 4 min 36 sec
  • Ivo Tarolli (UDC)

    Il senatore Tarolli rileva il forte aumento della spesa corrente da parte degli enti decentrati e la conseguente necessità di una loro maggiore responsabilizzazione. Considerando poi la necessità di conseguire l'equilibrio della finanza pubblica in un contesto di bassa crescita e di ridotte entrate fiscali, chiede di sapere se, a giudizio della Ragioneria generale dello Stato, sia possibile raggiungere gli obiettivi che il Governo si è già prefissato in materia di scuola, sanità, occupazione ed altro, con i mezzi finanziari attualmente disponibili, o se invece sia necessario adottare altri interventi in materia di finanza pubblica. <br>
    1:06 Durata: 2 min 18 sec
  • Replica di Vittorio Grilli

    Il professor Grilli, replicando al senatore Tarolli, precisa che la Ragioneria generale non è in grado di fornire informazioni dettagliate sul livello, le forme e la dinamica dell'indebitamento degli enti locali, in quanto esse sono invece in possesso della Banca d'Italia e del Dipartimento del Tesoro. Rispondendo poi al senatore Ferrara, specifica che all'interno dell'indebitamento degli enti locali, occorre distinguere tra la spesa sanitaria e quella per trasferimenti. Per quanto riguarda la spesa farmaceutica, l'accordo dell'8 agosto 2001 prevedeva che essa fosse contenuta dalle regioni nel limite del 13 per cento della spesa sanitaria. Tale obiettivo è risultato però difficilmente raggiungibile, sia per le differenze tra le regioni sia per altre ragioni di tipo strutturale: nel 2002 si è avuto un lieve miglioramento, resta quindi da vedere cosa accadrà nel 2003. Per quanto concerne, invece, il quesito posto dal senatore Tarolli, pur riconoscendo la difficoltà dell'attuale situazione economica, sottolinea che l'azione degli stabilizzatori automatici, consentono comunque dei margini di manovra. Occorre, però, a suo avviso, procedere velocemente a razionalizzare le spese laddove possibile, dato che non è possibile effettuare interventi di carattere strutturale solo grazie agli stabilizzatori automatici.
    1:08 Durata: 5 min 38 sec
  • Presidente

    Il presidente Azzollini, riservando ad una successiva audizione l'esame delle questioni legate al decreto "taglia-spese" che coinvolge il tema delicato della ridefinizione delle prerogative a cui deve sempre essere commisurata l'efficienza degli strumenti utilizzati, chiede al professor Grilli di commentare alcuni dati sul debito delle amministrazioni pubbliche. Negli anni 1997-2002, infatti, mentre il debito delle amministrazioni centrali dello Stato è passato da 1.207.166 a 1.296.505 milioni di euro, con un aumento del 7,4 per cento, quello corrispondente alle amministrazioni locali è salito da 25.918 a 45.837 milioni di euro, ossia è cresciuto del 76,9 per cento. Sebbene il peso relativo dei debiti delle amministrazioni locali resti molto ridotto, chiede di sapere quali strumenti stia adottando la Ragioneria generale dello Stato per monitorare l'andamento crescente di tale componente del debito dello Stato. <br>
    1:14 Durata: 3 min 58 sec
  • Replica di Vittorio Grilli

    Il professor Grilli precisa che la Ragioneria generale sta preparando uno studio proprio per valutare le conseguenze della riforma operata dal titolo V della Costituzione, che appare suscettibile di provocare importanti cambiamenti nel comparto degli enti locali. Osserva che finora i debiti delle amministrazioni locali erano contratti per finanziare debiti pregressi, mentre ora la nuova legislazione ne consente il ricorso solo per finanziare spese di investimento. E' quindi necessario un nuovo approccio di analisi e nuovi strumenti di monitoraggio. Al riguardo rileva però che solo una parte dei debiti degli enti locali fanno riferimento a fondi pubblici, mentre l'altra parte si riferisce a finanziamenti contratti con il settore bancario, per i quali la possibilità della Ragioneria generale dello Stato di avere informazioni dettagliate risulta fortemente limitata dalle norme del settore. Occorrerebbe, al riguardo, un apposito intervento legislativo.<br>Non essendovi altre richieste di interventi, il Presidente ringrazia gli intervenuti e dichiara conclusa l'odierna audizione. <br>L'audizione termina alle 16h00. <br>
    1:18 Durata: 3 min 15 sec