24 NOV 2001

JobScuola: «Con il lavoro oltre il lavoro. Guida alla flessibilità sostenibile» (con Monti, Maroni e Pezzotta)

[NON DEFINITO] | - 00:00 Durata: 2 ore 24 min

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In attesa dell'incontro tra Governo e sindacati di lunedì, un dibattito a Verona con il ministro del Welfare Roberto Maroni, il segretario Cisl Savino Pezzotta ed il vicepresidente di Confindustria Nicola TognanaVerona, 24 novembre 2001 - "Nell'affrontare i problemi del mondo del lavoro il mio Governo ricerca il consenso più ampio possibile dei sindacati e delle parti sociali attraverso il metodo del dialogo e del confronto".

Ma per non perdere posizioni rispetto ad altri Paesi "più dinamici e meno ingessati" è necessario cambiare "un sistema vischioso e conservatore che spesso non sa
riconoscere il merito e la qualità".

Con questo messaggio inviato al convegno sulla flessibilità del lavoro organizzato a Verona dalle Acli, Silvio Berlusconi indica i capisaldi tra i quali si giocherà l'incontro di lunedì tra Governo e sindacati.

Incontro basato plausibilmente su licenziamenti, pensioni e contratti pubblici, punti caldi affrontati con ottimismo da un altro membro del Governo, presente qui a Verona: il ministro del Welfare Roberto Maroni.

"Non è una bella situazione, siamo tra l'incudine e il martello", osserva Maroni.

Ma nell'incontro di domani, il Governo cercherà una mediazione, rinviando anche il tema dei licenziamenti alla trattativa ancora aperta sulle pensioni.

Viene esclusa l'ipotesi di stralcio dell'articolo 18 dalla delega, caldeggiata dai sindacati, mentre si potrebbe proporre un'attenuazione delle norme su cui si prevede la riforma dei licenziamenti.

In particolare, il Governo potrebbe ridiscutere l'ipotesi dell'emersione e stralciare l'arbitrato tenendo ferma però la fattispecie che riguarda la trasformazione dei contratti a tempo determinato in assunzioni stabili.

Diverso il tono dei sindacati.

"Io sono pragmatico - afferma il leader Cisl, Savino Pezzotta - e attendo la risposta del Governo sullo stralcio alle modifiche sui licenziamenti e all'arbitrato".

Ma Pezzotta sottolinea anche la diversità di posizione con la Cgil, contraria allo strumento delle deleghe.

"La Cisl - spiega il segretario generale - non chiede il ritiro della delega, ma sui contenuti vogliamo mettere il naso".

D'altra parte, le Acli sottolineano l'importanza di una flessibilità sostenibile e fanno sapere che hanno varato un "Manifesto dei nuovi lavori".

Il documento - chiarisce il presidente Luigi Bobba - mette al centro dei diritti del lavoratore flessibile una formazione continua che, quasi a cascata, comporta servizi alla famiglia, nuove forme di Welfare, più fruibilità per gli strumenti di accesso al mercato del lavoro.

La flessibilità, secondo Pezzotta, è però persino eccessiva sul mercato del lavoro di casa nostra: il problema vero è governarla per evitare che si trasformi in precarietà.

Sono due gli strumenti principali che il segretario della Cisl indica: contratti meno rigidi giocati su due livelli e iniziative di fidelizzazione al lavoro per consolidare uno zoccolo duro su cui poi va a innestarsi la giusta componente di flessibilità.

Sul fronte opposto, il vicepresidente di Confindustria Nicola Tognana.

Comunque si affronti la cosa, non si può ignorare che i lavori atipici sono il vero futuro di un mercato in cui è cambiato il modo di lavorare: non basta più solo lavorare ma occorre anche pensare.

Serve piuttosto agire concretamente su formazione e contratti.

Ma se c'è troppa flessibilità - si domanda Tognana - come mai al Nord resta comunque fuori la componente femminile? E perché non si riescono a organizzare stage formativi fra Sud e Nord che potrebbero tradursi in imprenditorialità di ritorno proprio per le regioni meridionali? "L'obiettivo - è la risposta di Maroni - resta sempre quello dell'aumento del tasso di occupazione.

Bisogna eliminare le molte rigidità che ancora esistono ma soprattutto occorre lavorare sul l'uscita dal sommerso".

E Maroni richiama l'attenzione sul l'Unione europea: "È inutile sfinirci in dibattiti su proposte locali che non tengano conto dell'obbligato quadro di riferimento europeo, ma è anche rischioso non fare i conti con le Regioni".E' incentrato invece sulla formazione, l'intervento preregistrato del commissario Ue Mario Monti.

"Formare i cittadini vuol dire migliorare i livelli di occupazione, ridurre gli ostacoli sulla strada del progresso e limitare ogni possibile forma di esclusione sociale".

Monti ricorda anche l'introduzione di una nuova procedura che permette di affrontare l'ampia fascia di lavoratori da riqualificare in un mercato globale, sempre più specializzato e professionale.

"Grazie all'introduzione di una nuova procedura nel regolamento europeo - spiega Monti - ora le singole nazioni possono concedere aiuti diretti alle imprese, purchè promuovano misure per la formazione di lavoratori più deboli per una loro riqualificazione, e inseriscano programmi per il recupero di disoccupati socialmente svantaggiati: giovani immigrati, lavoratori con più di 45 anni, disoccupati di lunga durata, comprese le moltissime donne che hanno rinunciato al lavoro per motivi famigliari e vogliono riprenderlo dopo una lunga pausa".

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