13 MAG 2002

Tpi: Contro Milosevic altre due testimonianze sui massacri di civili in Kosovo

[NON DEFINITO] | - 00:00 Durata: 3 ore 58 min

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Due controinterrogatori: Nik Peraj, ex ufficiale yugoslavo e Karol Drewienkiwicz dell'Ocse.

Tutti e due hanno respinto le tesi della difesa e confermato quelle dell'accusa.

L'esercito serbo ha agito contro le popolazioni civili del Kosovo.L'Aja, 13 maggio 2002Giornata nera per Slobodan Milosevic.

Infatti, sia il controinterrogatorio di Nik Peraj, l'ex ufficiale dell'esercito yugoslavo che quello dell'ufficiale britannico Karol Drewienkiwicz dell'OSCE, hanno finito per suonare come altrettante conferme delle accuse che il tribunale internazionale rivolge all'ex dittatore di Belgrado.

Le
testimonianze hanno infatto confermato i massacri di civili inermi da parte dell'esercito serbo, ed hanno smentito la tesi di Milosevic che si trattasse di azioni anti-terrorismo.

Peraj: A Peja un massacro di civiliNik Peraj, ex ufficiale dell'esercito yugoslavo condannato in absentia al massimo della pena per diserzione, ha descritto la dinamica del massacro di Peja, chiarendo che non si è trattato di un'azione militare contro l'Uck, ma di un attacco a popolazione civile, voluta da Belgrado.

Peraj ha infatti specificato che l'esercito yugoslavo aveva una ferrea organizzazione e nessuna azione poteva essere compiuta senza che i comandi centrali ne fossero informati.

A tal proposito l'ufficiale ha parlato del rapporto sul massacro di Peja nell'aprile del 1999, redatto dal suo comando e diretto al comando centrale di Pristina, che poi sarebbe stato "inviato come da prassi a Belgrado".Drewienkiwicz smentisce MilosevicKarol Drewienkiwicz è tornato in aula oggi per concludere il controinterrogatorio iniziato il 15 aprile 2002 ed ha duramente contrastato la tesi di Slobodan Milosevic per i quali l'azione delle milizie serbe erano da considerare delle azioni contro il terrorismo condotte da unità dell'esercito yugoslavo, nel pieno diritto di esercitare le sue funzioni.  Drewienkiwicz si è però rivolto direttamente all'ex leader di Belgrado affermando: "Le sue forze consideravano terroristi tutti gli albanesi in Kosovo, ho visto i cadaveri e c'era solo un militare.

Si parla di decine e decine di persone uccise".

"Per la mia esperienza - ha quindi affermato l'ufficiale britannico - su un centinaio di persone uccise solo una decina venivano arrestate dalle milizie serbe"Il massacro a Rogovo - Djakova In particolare Drewienkiwicz ha chiarito quanto accaduto a Rogovo - Djakova: "Nella situazione in cui eravamo, con il massacro di Racak due setimane prima e l'incontro con il Gruppo di Contatto il giorno dopo, unito al fatto che non vi è stata alcuna indagine degna di questo nome, né un processo, il fatto che quel numero di persone siano state ucise, senza tentare mai di arrendersi e senza che vi fossero prigionieri, mi ha fatto essere piuttosto preoccupato che non si fosse trattato di uno scontro ma di un attacco indiscriminato e vendicativo da parte delle milizie serbe.

"Non avete fatto entrare le nostre forze se non ore dopo e quando avete deciso che l'indagine era chiusa.

Ci avete poi fatto sapere che l'edificio era un quartier generale dell'Uck" ha aggiunto.

Ed anche se tutti i luoghi in cui si sono verificati massacri fossero state zone sotto il controllo dell'Uck, "nessun esercito al mondo può permettersi di uccidere indiscriminatamente un numero così alto di persone".

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