21 OTT 2002

TPI: Due deposizioni su Bacin e Vocin. Del Ponte a Belgrado

[NON DEFINITO] | - 00:00 Durata: 3 ore 46 min

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Conclusa la testimonianza di C-1141, sopravvisuto al massacro di Bacin.

Iniziata la deposizione del testimone protetto C-060 su Vocin.

Carla Del Ponte a BelgradoL'Aja, 21 ottobre 2002 - Nell'udienza odierna del processo a carico di Slobodan Milosevic si è conclusa la deposizione del testimone sotto regime di protezione C-1141 che è sopravvissuto al massacro di Bacin ed è iniziata la testimonianza di C-060 su Vocin.B92 riporta che il procuratore capo del TPIY Carla Del Ponte ha annunciato in un conferenza stampa al termine del suo incontro con il ministro degli Esteri yugoslavo, Goran
Svilanovic, la pubblicazione di due atti d'accusa riguardanti il massacro di Srebrenica.In una nota diffusa dal Tribunale Onu si legge che sono stati resi pubblici gli atti d'accusa di Drago Nikolic, Vujadin Popovic e Ljubitsa Beara per i crimini commessi a Srebrenica nel 1995.

Tutti gli imputati sono accusati di genocidio, crimini di guerra e crimini contro l'umanità.

Nel comunicato stampa diffuso dal TPIY si legge che "In base agli atti d'accusa, la impresa criminale organizzata [Joint Criminal Enterprise],di cui Drago Nikolic, Vujadin Popovic e Ljubitsa Beara erano membri e partecipanti, è stata concepita ed architettata da Ratko Mladic e altri l'11 e 12 luglio 1995".

Come annunciato nella conferenza stampa di mercoledì scorso, dunque, l'obiettivo della visita di Carla Del Ponte sembra essere la cattura di Ratko Mladic.

La portavoce aveva infatti affermato che "Ratko Mladic è in Serbia", e su questo sembra essere tutta da chiarire la posizione del presidente Vojislav Kostunica.

Il controinterrogatorio di C-1141Il testimone sotto regime di protezione C-1141 ha raccontato il rastrellamento nella cittadina di Hrvatska Dubica, dove agenti della 'polizia di Martic' hanno imprigionato in una caserma dei vigili del fuoco circa 60 civili prevalentemente di etnia croata i cui nomi erano presenti su una lista di proscrizione.

Il teste dell'accusa è stato imprigionato per motivi politici ed è stato poi rilasciato nel tardo pomeriggio del 20 ottobre 1991.

43 delle persone che erano con lui nella caserma dei vigili del fuoco sono state ritrovate ed identificate sei anni dopo in una fossa comune vicino Bacin.

"Quando sono tornato [a Hrvatska Dubica] ho visto 12 case bruciate - ha raccontato il teste - e ho visto anche la mia casa data alle fiamme, è stata l'ultima""Per la maggior parte erano abitazioni di croati, a parte due che erano di famiglie miste, la mia, che era la 13^, è stata incendiata successivamente""Tutto era arbitrario", ha affermato.

Il giudice Robinson ha chiesto chiarimenti su questa affermazione del teste che ha spiegato: "Fino ad allora non c'era differenza tra di noi, eravamo croati, musulmani, serbi, vivevamo tutti insieme.

Quel giorno [il 20 novembre, ndr] era domenica, sono arrivati [gli agenti della Militia della SAO Krajna, ndr], ci hanno arrestati e - ha proseguito - ci hanno portato in una caserma dei vigili del fuoco, non in una caserma di polizia, con la scusa di un incontro che non ha mai avuto luogo.

Poi le persone che erano lì non si sono più viste in giro e sono state ritrovate in una fossa comune.

Questo mi sembra arbitrarietà al 100%"La deposizione di C-060Il testimone sotto regime di protezione C-060 ha confermato che il leader ultranazionalista Vojislav Seselj si è recato a Vocin nel novembre e nel dicembre 1991.

Secondo le ricostruzioni della Procura, tra l'ottobre e il dicembre del 1991 "un ampio numero di paramilitari appartenenti - si legge nel Pre Trial Brief - ai Chetniks di Seselj e alle 'Acquile Bianche' sono giunti e hanno stazionato a Vocin" dopo che, in un discorso tenuto il 14 gennaio 1991 dal leader dell'SDS Jovan Radkovic, la cittadina nella Slavonia Occidentale era stata dichiarata "Serbia, sotto il controllo della SAO Krajna".In seguito alla visita di Seselj molti civili croati sono stati uccisi e molte abitazioni sono state date alle fiamme.

Il teste ha affermato che vi erano molti collegamenti con Belgrado e che vi era collaborazione, ma non subordinazione, tra TO - Teritorijalna Odbrana [Territorial defense, unità per la difesa del territorio], e l'esercito federale (JNA).

"Vi era collaborazione tra TO e JNA, ma non ho mai detto - ha specificato il teste dell'accusa - che la TO era subordinata alla JNA".

L'esercito federale, in base a quanto ha raccontato il teste, "addestrava i riservisti" e coordinava le azioni congiunte di riservisti, paramilitari e TO.La deposizione proseguirà domaniPolemiche annunciate sulla visita di Del Ponte nella ex YugoslaviaIl procuratore capo del Tribunale Penale Internazionale per la ex Yugoslavia, Carla Del Ponte, si è recata in visita a Belgrado, dove sta avendo incontri con le massime autorità locali.

Mercoledì scorso la portavoce di Del Ponte ha ripetutamente fatto riferimento alla necessità di arrestare Ratko Mladic e oggi il procuratore capo ha reso noti i nomi e gli atti d'accusa di altri tre imputati di medio profilo per il massacro di Srebrenica.

Nel comunicato stampa diffuso dal Tribunale si accenna anche alla 'joint criminal enterprise', la società criminale organizzata che tanto fa pensare ai processi per associazione a delinquere di stampo mafioso.

Il nome della persona a capo della joint criminal enterprise per questi atti d'accusa è proprio Ratko Mladic.

Con ogni probabilità si tratta di una mera coincidenza, ma le voci che Carla Del Ponte sia andata a 'trattare' con le autorità yugoslave la cattura di Mladic continuano insistentemente a circolare.B 92 pone la questione SeseljIl network indipendente B92, che nasce dalle ceneri della storica radio di Belgrado, ha poi sollevato una questione relativa ad un possibile mandato di cattura per il leader ultranazionalista Vojislav Seselj, a capo delle unità paramilitari 'Chetniks' e personaggio nominato dai testimoni della Procura varie volte in aula quale responsabile di molte atrocità in Croazia e Bosnia Erzegovina.

La Procura non ha rilasciato commenti su un eventuale mandato di cattura per il leader ultranazionalista. .

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