09 GIU 1992

Intervento di Alexander Langer su una risoluzione del gruppo Verde sull'autodeterminazione dei popoli

STRALCIO | - Parlamento europeo - 00:00 Durata: 3 min 12 sec
A cura di Andrea Maori
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Registrazione video di "Intervento di Alexander Langer su una risoluzione del gruppo Verde sull'autodeterminazione dei popoli", registrato a Parlamento Europeo martedì 9 giugno 1992 alle 00:00.

Sono intervenuti: Alexander Langer (parlamentare europeo, Federazione dei Verdi).

Tra gli argomenti discussi: Armenia, Autodeterminazione, Curdi, Gawronski, Iran, Iraq, Medio Oriente, Minoranze, Nomadi, Pace, Parlamento Europeo, Risoluzione, Saddam Hussein, Secessione, Turchia, Unione Europea, Verdi.

La registrazione video ha una durata di 3 minuti.

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  • Alexander Langer

    parlamentare europeo (VERDI)

    intervento in tedesco, traduzione in francese Alexander Langer interviene esprimendo soddisfazione sul contenuto della relazione Gawronski e ne auspica l'approvazione da parte del plenum. Il parlamentare verde pone l'accento sulla questione curda: un popolo senza Stato, al pari degli armeni, degli zingari, dei tibetani, dei baschi e di molti altri, e senza inquadramento in nessun modello durante tutto il tempo dello scontro fra i due blocchi Est-Ovest. Ignorati dal punto di vista culturale e dei diritti, i curdi sono stati da diversi attori internazionali contro il nemico del momento (una volta contro l'Iran, un'altra volta contro l'Iraq o la Turchia), ma sempre ignorando i loro diritti. L'Unione europea dovrebbe sostenere il popolo curdo, in tutti gli Stati in cui vive, affinché sia riconosciuta la sua esistenza e siano rispettati i suoi diritti. Questo riconoscimento non deve necessariamente passare dalla creazione di un nuovo Stato, poiché in questo caso sarebbe difficile tenere conto anche degli interessi degli altri popoli. La pace nel Vicino e Medio Oriente passa dal riconoscimento del popolo curdo e il voto del Parlamento europeo alla relazione Gawronski può essere il primo passo in questa direzione. (DE) Signor Presidente, e per me un particolare piacere potere parlare sulla relazione Gawronski sotto la sua Presidenza. A suo tempo l'avevo suggerita con una risoluzione e mi rallegra che questo lavoro volga al termine e sia - speria- mo - approvato anche dal Plenum. . Sotto il profilo del contenuto, mi associo a quanto detto dalla collega di gruppo Claudia Roth. Mi interessa l'aspetto seguente: i curdi sono un popolo senza Stato - non il solo, ce ne sono molti altri, si pensi ad esempio agli armeni, agli zingari, ai tibetani, ai baschi, a molti altri popoli -, ed hanno avuto la sfortuna di non ritrovarsi in nessun modello durante tutto il tempo dello scontro fra i blocchi, di non essere stati particolarmente utili ed e per questo che nessuno li ha aiutati. Solo sporadicamente essi sono stati utilizzati da questo o da quello contro l'uno o l'altro - una volta contro l'Iran, un'altra volta contro l'Iraq o la Turchia -, ma i loro diritti sono sempre stati calpestati. Perciò i curdi hanno oggi da far valere i loro diritti avanti a molti Stati e avrebbero diritto a ricevere aiuti e gratitudine da molte parti - non solo quando, ad esempio, li si usa contro Saddam Hussein. Certo io non sono fra quelli che credono che i popoli, per essere felici, devono avere senz'altro uno Stato, e non credo neppure che il diritto all'autodeterminazione consista in sostanza nel diritto alla secessione e alla fondazione di uno Stato e che lo si debba esercitare ad ogni costo senza tener conto degli interessi degli altri. Ciò che qui possiamo cominciare a fare, e lo dobbiamo fare, tenendo conto del popolo curdo nella sua globalità in tutti gli Stati in cui vive, è aiutare questo popolo a ottenere il riconoscimento dei suoi diritti, della sua esistenza e delle sue rivendicazioni. Penso che la presente relazione sia un passo in tal senso, anche se non sono soddi- sfatto di tutti i dettagli. Dobbiamo dire chiaramente - e il Parlamento europeo dovrebbe sottolinearlo col suo voto - che nel Vicino e nel Medio Oriente non ci potrà essere una pace giusta finché non si terrà conto dei diritti dei curdi in tutti gli Stati in cui vivono, con tutte le conseguenze paci- fiche che questo può comportare. (Applausi)
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