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Segnalaci eventuali errori su questa pagina(verrà aperta una finestra per inviare la segnalazione)Registrazione video di "Intervento di Emma Bonino, commissario europeo, sulla crisi umanitaria in Zaire", registrato a Parlamento Europeo mercoledì 14 maggio 1997 alle 00:00.
Sono intervenuti: Emma Bonino (commissario europeo).
Sono stati discussi i seguenti argomenti: Accordi Internazionali, Africa, Burundi, Commissione Ue, Congo, Cooperazione, Geopolitica, Informazione, Iv, Onu, Parlamento Europeo, Pesc, Rifugiati, Ruanda, Unhcr, Unione Europea, Usa, Zaire.
La registrazione video ha una durata di 11 minuti.
Il contenuto è disponibile anche nella sola versione audio.
Sono intervenuti: Emma Bonino (commissario europeo).
Sono stati discussi i seguenti argomenti: Accordi Internazionali, Africa, Burundi, Commissione Ue, Congo, Cooperazione, Geopolitica, Informazione, Iv, Onu, Parlamento Europeo, Pesc, Rifugiati, Ruanda, Unhcr, Unione Europea, Usa, Zaire.
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Emma Bonino
commissario europeo
Signor Presidente, signore e signori, l'evoluzione dei negoziati e gli scontri militari che determineranno il potere futuro nello Zaire hanno occultato parzialmente oggi il dramma umanitario che continua a svolgersi un pò dappertutto all'interno di quel paese. Penso in modo particolare alle popolazioni, senza distinzione, alle popolazioni in diffìcoltà, che si tratti di profughi o di rifugiati ruandesi o del Burundi. Uso scientemente i termini "occultato parzialmente", in quanto la portata di questa tragedia e le rare immagini, indegne dell'umanità, che ne sono la testimonianza, avranno sconvolto sufficientemente anche le menti più attente alle poste in gioco strategiche, economiche e geopolitiche che questo cambiamento di potere implica. È evidente ormai che lo Zaire si sta awiando verso una nuova tappa della sua storia. Per quanto mi riguarda, non ho alcun rammarico per quella che sta succedendo, ma il potere che incarna questo cambiamento mi preoccupa gravemente in quanto finora ha disprezzato tutte le convenzioni internazionali umanitarie, oltre a molte di quelle che riguardano i diritti dell'uomo. - (Applausi) Per quanto concerne la situazione umanitaria, purtroppo non ho molti elementi nuovi da comunicarvi in quanto non possiamo accedere alle regioni interessate. Avete visto le immagini diffuse dalla televisione quando questa accompagna gli umanitari che vanno dove possono andare. Per motivi di sicurezza, ci sforziamo di recarci in questi luoghi con testimoni e dunque anche con certi mezzi di informazione. Per il resto, e in particolare per quanto riguarda il Kivu, ecc., francamente non ho molto da dirvi perche non abbiamo potuto avere accesso a quella regione. Ci è addirittura successo di essere espulsi pur essendo stati autorizzati a recarci in tale o tal'altra regione. Come sapete, per una volta, la comunità umanitaria intera ha parlato con una sola voce e ha inviato, il 6 maggio 1997, sotto l'egida del Dipartimento per gli affari umanitari delle Nazioni Unite, una relazione al Consiglio di sicurezza. Così, la comunità umanitaria unanime, sia che si tratti di agenti delle Nazioni unite, della Croce rossa o delle ONG, non soltanto ha inviato una relazione unica che fa il punto della situazione, e che è stata resa pubblica, ma ha anche fatto delle raccomandazioni identiche. Vorrei anche evocare la storia di questa vicenda, e ricordarvi che, dei circa 400.000 rifugiati ruandesi nello Zaire, che non erano rientrati nel loro paese, soltanto la metà ha potuto essere localizzata e aiutata qualche settimana fa a Tingi Tingi. È anche importante ricordare che, nel mese di dicembre, quando la forza multinazionale si è sciolta ancora prima di recarsi sul posto. argomentando che tutti i rifugiati erano rientrati nel Ruanda e che quindi non ce n'erano più nello Zaire, erano rari coloro che osavano affermare che mancavano all'appello circa 400.000 perso- ne. Questo era nel mese di dicembre e non eravamo in molti a sostenerlo! A fine gennaio, circa 200'000 di questi 400.000 rifugiati sono stati ritrovati nella zona di Tingi Tingi. Non appena sono stati organizzati i soccorsi un nuovo attacco contro il campo disperdeva tutte queste persone, delle quali 100.000 sono state rintracciate recen- temente nella zona di Kisingani e di Ubundu. Sapete quello che è successo nella regione di Kisangani. Siete al corrente delle discussioni interminabili sulle mo- dalità di rimpatrio dei rifugiati, che hanno opposto viva- mente la FDL e l'ACR. Ora, quando tutte le questioni erano state risolte, gli 80.0-l00.000 rifugiati insediati nei campi sono stati attaccati nuovamente. L'indomani mattina i rifugiati erano scomparsi. Finalmente, grazie alle pressioni esercitate dal signor Ajello dell`ACR, abbiamo potuto accedere a questa zona. I servizi sono abbastanza chiari, e anche i testimoni. Hanno visto situazioni assolutamente intollerabili. Insisto sul fatto che l'accesso ai km 56, 82 e 94 sarà forse concesso nelle prossime ore, ma, finora, ci siamo potuti recare soltanto dove siamo stati autorizzati a farlo. Inoltre, le agenzie umanitarie e in particolare l'ACR sono stati accusati di ineffìcacia o peggio, dato che ci hanno imputato i massacri e accusati di aver ucciso i rifugiati. La signora Ogata ha già reagito consapevolmente a queste accuse, ma pensiamo che si tratti di una strategia volta ad allontanare l'ACR e tutte le organizzazioni umanitarie dalle operazioni di rimpatrio. Questa strategia è stata tentata e continua ad esserlo. Kigali, ed è ufffciale, ha proposto di organizzare, di concerto con la FDL, le operazioni di rimpatrio mediante un tìnanziamento diretto da parte dei donatori, relegando in questo modo la comunità intemazionale e l'ACR al rango di semplici osservatori. In queste ultime settimane. l'Unione europea, gli Stati Uniti e l'0NU hanno, tramite i loro inviati speciali, e come ha appena detto il Consiglio, esercitato pressioni particolarmente intense per convincere la FDL a mettere fine alle violazioni sistematiche dei diritti dell'uomo e a permettere agli operatori umanitari e in particolare al- l'ACR di avere libero accesso ai rifugiati. Infine, queste pressioni hanno permesso di far decollare veramente le operazioni di rimpatrio. Fino ad ora sono stati- soccorsi 22.000 rifugiati. Un termine di sessanta giomo è stato concesso per terminare le operazioni, e questo costituisce una prima a livello intemazionale. È la prima volta, infatti, che viene imposto un termine per assicurare il rimpatrio di rifugiati, in quanto se qualsiasi operazione logistica viene proibito dopo un certo tempo, poi tutto si complica. Ancora due cose. In primo luogo, senza discriminazione e senza parzialita, nel rispetto dei principi umanitari, la Commissione, tramite l'u?ìcio umanitario, ha finanziato e ?nanzia gli aiuti umanitari a bene?cio dei più vulnerabili, siano essi rifugiati, profughi zairesi, o persone danneggia- te dai saccheggi e dai con?itti che arroventano questa regione da oltre sette mesi. La nostra politica non è quella di chiedere il passaporto a chicchessia, e non e nelle nostre abitudini farlo, ma siamo obbligati a constatare che lo spazio umanitario è estrema- mente ristretto o anche che non esiste più in questa zona. Siamo profondamente convinti che se questa situazione umanitaria non viene affrontata senza indugio ai massimi livelli politici e che se le consultazioni awiate con l'insieme dei paesi che intervengono direttamente o indi- rettamente nella regione non vanno a buon fine, il disastro umanitario che si sta già disegnando potrà trasformarsi in una catastrofe totale. Nell'immediato, occorre approvare due misure da mettere in atto senza indugio. Occorre che i militari estremisti apparentemente occupati a dare la caccia ai rifugiati siano sostituiti da un esercito sotto controllo, che collabori con le agenzie umanitarie. e occorre ottenere un accordo incondizionato affìnché la commissione dei diritti dell'uomo delle Nazioni Unite indaghi sulla questione, com'era stato previsto inizialmente. Chi vi parla, signore, signori, signor Presidente, è già stata tacciata nel contesto di questa crisi di - cito - una posizione eterodossa, filomobutismo e, ultimamente, di psicopatia. Non perderò il mio tempo a rispondere a queste accuse che, mi sembra, sarebbe meglio rivolgere ai loro autori e che intaccano la loro credibilità. Per quanto mi riguarda, con la Commissione, conto di continuare a protestare e a urlare se occorre, prima di tutto perché svolgo il mandato che mi è stato alìdato, e poi perché ci credo. Sono convinta che, sulla questione di principio e sulle violazioni del diritto internazionale, non c'e compromesso possibile, e che la comunità intemazionale ha il diritto e il dovere di vigilare affinché i suoi membri e soprattutto quelli che aspirano a diventarne membri, siano, per essere credibili, rispettosi di quelle leggi. In mancanza di ciò torneremo tutti molto presto alla legge della giungla. Ma siamo obbligati a constatare, per quanto riguarda la tragedia umanitaria che si sta compiendo. che la comunità internazionale intera ha perso un'occasione per prevenire una carneficina al momento del dispiegamento abortito della forza multinazionale. Non posso fare a meno di constatare, con amarezza, che i militari occidentali dispie- gati oggi a Brazzaville per evacuare i loro compatrioti dallo Zaire sono più numerosi di quelli di cui si prevedeva I'invio in novembre nel quadro della forza multinazionale, accanto alle forze africane. (Applausi) Constato inoltre che diversi di questi Stati membri hanno spedito nel Congo, pronti ad intervenire, un numero di soldati doppio rispetto a quello dei loro cittadini da proteggere a Kinshasa. Che non mi si ripeta, di grazia, che la vita di un rifugiato africano ha lo stesso valore, nelle nostre capitali, di quella dei nostri cittadini. Io non ci credo più. D'altronde, altre considerazioni altrettanto amare sono da fare riguardo al ruolo del1'Europa in questa fase decisiva. Nonostante gli sforzi lodevolissimi del nostro inviato speciale signor Ajello, tutti i protagonisti attualmente implicati in questo processo, che ha mancato di trasparen- za sia sul piano dei negoziati sia su quello militare, non hanno chiaramente desiderato un coinvolgimento diretto del1'Unione europea. Conoscete le conclusioni che traggo per quanto riguarda l'efficacia della PESC, ma occorrerà ricordarsene ancora quando si tratterà di ricostruire il paese, di pagare la ricostruzione, una volta che, forse, tutti i contratti di sfruttamento minerario saranno stati conclusi, dagli uni e dagli altri, dietro le quinte di questa transizione senza Europa. Penso che ci sia un insegnamento da trarre. Non si è saputo prevenire una tragedia umanitaria. E soltanto alla fine, quante vite si cerca di salvare? 20.000, 30.000? Spero che non si dimenticherà che, per quanto grande sia il numero di vite che si potranno salvare, alla fine, sarà trascurabile rispetto alle 400.000 perse che sono già state registrate fin d'ora. . (Applausi)0:00 Durata: 11 min 48 sec