28 SET 2023
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Postsovietika

RUBRICA | di Ada Pagliarulo - RADIO - 07:00 Durata: 6 min 59 sec
A cura di Guido Mesiti
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Conversazione con Anna Zafesova Trenta anni fa il Presidente russo Eltsin scioglieva il Parlamento che si opponeva alle sue riforme e, il 4 ottobre del 1993, ordinava alle forze armate il bombardamento dell'edificio.

Eltsin non aveva, secondo Costituzione, il potere di scioglimento di quell'assemblea, allora ancora Soviet Supremo, guidato da Ruslan Khasbulatov.

Quella vicenda fu letta in Occidente come la contrapposizione tra i conservatori nostalgici veterocomunisti e le forze riformiste democratiche.

Ma nel percorso verso la conquista della democrazia in Russia quell'episodio appare come una
sorta di peccato originale.

L'oppositore russo Aleksej Navalny ha di recente riletto questa pagina della storia russa accusando Eltsin di aver dato al Paese una Costituzione autoritaria, che garantisce al Presidente i poteri di un monarca.

La designazione di Putin come delfino da parte di Eltsin: anomalia di una transizione che solo in seguito verrà ratificata dalle elezioni.

La Costituzione rimodulata da Putin nel 2020: eliminazione dei limiti al mandato, asservimento definitivo del potere giudiziario.

Oppositori come Khodorkovsky e Navalny chiedono un'Assemblea costituente.

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