26 SET 2010
intervista

3ª Edizione del Festival dell'Economia. Intervista a Zygmunt Bauman: creare agenzie di azione collettiva nel mondo del libero flusso di capitali senza controllo politico; George W. Bush assassino della dignità della democrazia

INTERVISTA | di Emiliano Silvestri - Piacenza - 22:54 Durata: 6 min 36 sec
A cura di Alessio Grazioli
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"3ª Edizione del Festival dell'Economia. Intervista a Zygmunt Bauman: creare agenzie di azione collettiva nel mondo del libero flusso di capitali senza controllo politico; George W. Bush assassino della dignità della democrazia" realizzata da Emiliano Silvestri con Zygmunt Bauman (professore).

L'intervista è stata registrata domenica 26 settembre 2010 alle 22:54.

Nel corso dell'intervista sono stati trattati i seguenti temi: Accordi Internazionali, Africa, Asia, Bush, Capitalismo, Commercio, Costi, Delocalizzazione, Democrazia, Economia, Finanza, Globalizzazione, Guerra, Impresa,
Investimenti, Lavoro, Ovest, Politica, Sociologia, Territorio, Usa.

La registrazione audio ha una durata di 6 minuti.

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  • Zygmunt Bauman

    professore

    Docente Emerito di Sociologia all'Università di Leeds, Regno Unito, in inglese con traduzione simultanea resa possibile grazie alla collaborazione di Elena Silvestri e Marco Del Ciello Perché ha parlato di libero flusso di capitali, nel mondo, senza controllo politico? Ne ho parlato perché succede; 50 anni fa c'era una mutua dipendenza tra capitale e lavoratori; avevano bisogno l'uno dell'altro. Gli impiegati, i lavoratori, avevano bisogno del capitale per sopravvivere, il capitale aveva bisogno dei lavoratori per tenere in piedi l'impresa e renderla autonoma e più remunerativa. Ora questo contratto è letteralmente rotto; perché i lavoratori sono ancora legati come prima, ai loro territori, non possono trasferirsi facilmente mentre, d'altra parte, i capitali, il commercio, le finanze si muovono abbastanza liberamente intorno al mondo, attraversano i confini nazionali e non sono controllati; sono liberi di muoversi dovunque ci siano le migliori condizioni e, perciò, i lavoratori sono in costante timore di quel che può succedere: se il mio capo decidesse che è più profittevole investire a Kuala Lumpur piuttosto che a Piacenza o Milano, sarebbe un guaio. La dipendenza che prima era reciproca resta di una sola parte. L'uno dipende ancora dall'altro ma quello non dipende più dal primo. Perché ha chiamato G. W. Bush, assassino della democrazia? Perché... no... io non ho detto che ha ucciso la democrazia ma che ha ucciso la dignità e l'attrazione del modello occidentale di democrazia agli occhi del resto del mondo perché, dopo tutto, la sua avventura di tipo bellico è stata condotta nel nome della democrazia. Ne è risultata distruzione, smantellamento dell'ordine sociale, dozzine se non centinaia, migliaia di vittime. Ed è anche costata agli Stati Uniti d'America, secondo gli ultimi calcoli, 715 miliardi di dollari. Sprecati senza nessun risultato in termini di democrazia, idea che è nel cuore di molte persone in Asia o in Africa, che sognano la democrazia occidentale e aspettano il momento di ribellarsi contro i loro tiranni per instaurarla. E adesso hanno perso la fiducia. "Se quella è democrazia, tante grazie, ne facciamo a meno". Cosa pensa di questo termine: "comunità globale"? Penso che non esista. Le comunità sono gruppi di persone che si piacciono vicendevolmente, che collaborano, che condividono gli stessi interessi, gli stessi valori ecc. Tutti sanno: le famiglie, il vicinato; quelli che abitando da sempre nella stessa zona cooperano e si aiutano quotidianamente a vicenda. Queste sono le comunità. Non è come la "comunità internazionale". Contro certe... vengono firmati accordi internazionalmente, in realtà non internazionali ma intergovernativi. Non sono le nazioni ma i primi ministri o i ministri che si incontrano. Tutto dipende, i membri dell'umanità, dalla volontà o meno di una nazione. Se uno Stato-nazione vuole aggregarsi, si aggrega; se non vuole aggregarsi non si aggrega. Niente a che vedere con una comunità. Si tratta quindi di una temporanea aggregazione di interessi che potrebbe sciogliersi l'indomani, se qualcuno decide che può benissimo farne a meno. Un'ultima domanda. In questa situazione, cosa possiamo sperare? Non nascondo che la situazione è molto complessa. Non è compito mio consigliare i capi di Stato ecc. Non è la mia professione. Quello che posso fare, quello che sto cercando di fare, è solo mostrare quali sono i reali, genuini problemi che dobbiamo affrontare se vogliamo sopravvivere. Dico "noi" perché, che ci piaccia o meno, facciamo tutti parte di un'umanità interdipendente. Qualunque cosa succeda a Piacenza si ripercuote a Pechino e viceversa; potresti perdere oggi il tuo lavoro semplicemente per qualcosa che è successo in Bangladesh; siamo dipendenti, siamo dipendenti ma quello che tu ne fai di questa interdipendenza. Non ho idea di cosa succederà ma l'unica cosa che posso dire è che finché non affrontiamo questa totale, assoluta, planetaria reciproca dipendenza e non cerchiamo di trovare agenzie di azione collettiva, attraverso le quali poter controllare e influire su quello che accade nel globo non giungeremo a quello che chiamate "comunità globale" questa è la sfida - e lo so che è una sfida - ma dopo tutto, se noi guardiamo alla storia dell'umanità dall'era paleolitica ai giorni nostri, ce ne sono tante di sfide e alleanze per riuscire a trovare soluzioni. Molte grazie signor Bauman
    22:54 Durata: 6 min 36 sec