06 SET 2009
rubriche

Conversazione settimanale con Marco Pannella

RUBRICA | di Massimo Bordin - Radio - 17:35 Durata: 1 ora 57 min
A cura di Enrica Izzo e Pantheon
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Ospite in studio Giuseppe Di Leo.

Puntata di "Conversazione settimanale con Marco Pannella" di domenica 6 settembre 2009 condotta da Massimo Bordin che in questa puntata ha ospitato Massimo Bordin (direttore Radio Radicale), Marco Pannella (presidente del Senato del Partito Radicale Nonviolento, Transnazionale e Transpartito, Partito Radicale Nonviolento Transnazionale e Transpartito), Giuseppe Di Leo (giornalista, vaticanista), Marco Cappato (segretario dell'Associazione Luca Coscioni per la libertà di ricerca scientifica).

Tra gli argomenti discussi: Politica, Radicali Italiani.

La
registrazione video di questa puntata ha una durata di 1 ora e 57 minuti.

La rubrica e' disponibile anche in versione audio.

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  • Introduzione

    Massimo Bordin

    direttore Radio Radicale

    In studio, con Marco Pannella e Massimo Bordin, c’è Giuseppe Di Leo, vaticanista di Radio Radicale. Il confronto tra Marco Pannella e Vito Mancuso alla Scuola dell’Associazione Luca Coscioni a Salerno; i rapporti tra Chiesa e Governo, e all’interno della stessa Chiesa. Il congresso fondativo, domenica a Salerno, dell’associazione radicale Agorà Digitale e la presenza di Rickard Falkvinge, fondatore del Piratpartiet svedese
    17:35 Durata: 4 min 3 sec
  • Pannella: Dovremo fare un punto sul precipitare della situazione italiana, indipendentemente dal problema-crisi che forse può avere solidificato i rapporti di vertice delle due istituzioni, il Vaticano (detto ‘Chiesa’) e lo Stato della partitocrazia. Di Leo: Ci sono due aspetti. Il primo è il rapporto tra il governo italiano e la Santa sede, l’altro aspetto è il rapporto della politica con la chiesa nazionale. Il primo è un rapporto che - a differenza di quanto accadeva con il precedente Governo Prodi - è molto buono. Poi c’è un rapporto più dialettico, più controverso, più frastagliato: la politica italiana è l’estrinsecazione di questo mondo frastagliato che è il cattolicesimo italiano

    Marco Pannella

    presidente del Senato del Partito Radicale Nonviolento, Transnazionale e Transpartito (PRNTT)

    Giuseppe Di Leo

    giornalista, vaticanista

    Pannella: Dovremo fare un punto sul precipitare della situazione italiana, indipendentemente dal problema-crisi che forse può avere solidificato i rapporti di vertice delle due istituzioni, il Vaticano (detto ‘Chiesa’) e lo Stato della partitocrazia. Ho l’impressione sia quello che viene fuori: una saldatura a partire da quella che è una risposta a una crisi di un momento, che però a mio avviso può accentuare ulteriormente un rapporto quantomeno difficile tra il vertice del Vaticano e una delle chiese di cui Vito Mancuso ci parlava, la chiesa dei fedeli. La politica estera italiana e i cambiamenti impressi dall’attuale Governo. Di Leo: Direi di tenere distinti i due aspetti. Il primo è il rapporto tra il governo italiano e la Santa sede, l’altro aspetto è il rapporto della politica con la chiesa nazionale. Il primo, detto in sintesi, è un rapporto che a differenza di quanto accadeva con il precedente Governo Prodi - è molto buono, confermato oggi dal brevissimo incontro del Sottosegretario Gianni Letta con Benedetto XVI. Poi invece c’è un rapporto più dialettico, più controverso, più frastagliato, più intrigante: la politica italiana è l’estrinsecazione di questo mondo frastagliato che è il cattolicesimo italiano. Molto più frastagliato del cattolicesimo di altre nazioni europee. Pannella: Si potrebbe parlare del rapporto tra la politica attuale del Governo italiano e la politica della Santa sede. Poi sono d’accordo si debbano approfondire le differenze interne qui da noi e a loro. Di Leo: In Italia c’è un filone della storiografia che ha avuto un tale successo da essere ineguagliato in nessun altro paese occidentale, ed è quello delle relazioni tra Stato e Chiesa. Gli storici accademici più influenti sono proprio quelli che si occupano dei rapporti tra Stato e Chiesa. Un Arturo Carlo Jemolo che è contemporaneamente ecclesiasticista, canonista, storico delle relazioni tra Stato e Chiesa; l’influenza che ha avuto Jemolo, figura che, io so, tu ami! o un Francesco Margiotta Broglio. Lo stesso vale per Carlo Cardia. Nel suo Avvenire gli ecclesiasticisti la fanno da padroni non solo per quanto riguarda i rapporti specifici tra Stato e chiesa, ma tutto ciò che attiene alla politica. Per esempio Giuseppe Dalla Torre. Cardia è stato uno dei primi in Italia, con la sua produzione scientifica, a mettere in risalto l’importanza del dialogo tra religione cattolica e Islam. E’ stato forse il primo ecclesiasticista ad avere questa consapevolezza in Italia Pannella: “Speriamo non faccia la fine che ha fatto, in Francia, Roger Garoudi…”. Il percorso di Max Gallo, “divenuto ratzingeriano”, come anche Magister, “mi pare”.
    17:39 Durata: 9 min 47 sec
  • Le dimissioni di Boffo dalla direzione de l'Avvenire. Di Leo: Per l’Azione cattolica, il rischio è di perdere l’unico strumento di informazione cattolico non in mano a CL. Mentre per CL significa poter mettere finalmente mano all’organo di comunicazione più importante e influenzare ancora di più la Cei

    Giuseppe Di Leo

    giornalista, vaticanista

    Di Leo riprende dai rapporti tra esecutivo e Santa sede, sottolineando che non c’è solo la questione delle dimissioni di Boffo. Ma poi c’è un’altra questione, per me più lancinante, che riguarda la difesa a spada tratta che le alte gerarchie vaticane ma soprattutto della Cei hanno fatto nei confronti di Dino Boffo. Perché qui c’è un discorso che riguarda naturalmente il mondo cattolico (anche la selezione della gerarchia, perché il problema della classe dirigente riguarda anche la Chiesa) e poi il ruolo del laicato. Perché una volta il laicato cattolico si caratterizzava per il fatto di essere capace di andare contro-corrente, e di essere anche autonomo rispetto ai giudizi delle gerarchie. Potrei fare l’esempio di Alcide De Gasperi, ma anche Fanfani e lo stesso de Mita. Mentre invece io ho letto una dichiarazione dei vertici dell’Azione cattolica italiana, che si sono un po’ incanalati su quella che è stata la difesa a oltranza di Boffo. Mentre oggi, per la seconda volta, Messori attacca, mette in dubbio, l’atteggiamento della gerarchia. Questo secondo me sta a dimostrare un fatto: e cioè che oggi le voci critiche crescono all’interno della stampa, quindi dei mezzi di comunicazione, e non dell’associazionismo. Diviene profetica la frase di Ruini di qualche anno fa: La grande sfida della Chiesa italiana è il mondo della comunicazione. L’atteggiamento di Comunione e Liberazione. Il ruolo di Terni, il vescovo locale della Comunità di Sant’Egidio, la Comunità di Don Gelmini. Di Leo: La notizia è che c’è una sentenza del Tribunale di Terni che condanna, e questo è un dato di fatto. Su questa notizia, che non possono e non hanno smentito né CL, né l’Azione cattolica, né la Comunità di Sant’Egidio, né la Cei, né il Vaticano, c’è stata come reazione le dimissioni di Boffo. In realtà Azione Cattolica ha preso atto delle dimissioni di Boffo; CL ha preso atto del fatto che Boffo avesse compiuto una marachella. E questo significa che per l’Azione cattolica, il rischio è di perdere l’unico strumento di informazione cattolico non in mano a CL. Mentre per CL significa poter mettere finalmente mano all’organo di comunicazione più importante e influenzare ancora di più la Cei. Il ruolo di Don Paglia c’è stato. Anche la Comunità di Sant’Egidio ha i suoi interessi nel mondo della comunicazione. Detto questo, io dico che non possiamo ridurre il tutto soltanto a una questione di lotta di potere. La lotta di potere nasce perché c’è una visione diversa del ruolo che la Chiesa deve giocare in rapporto alla politica, e anche del ruolo del sistema di governo e della attuale forma elettorale. L’Azione cattolica e la transizione da Paolo VI a Wojtyla: Wojtyla ha chiesto ai movimenti di fornire questa classe dirigente che, da sola, la Fuci, non era più in grado di esprimere. In estrema sintesi è successo che con l’arrivo di Ratzinger, questi ha preso atto che i movimenti ecclesiali laicali non erano stati in grado di creare un’alternativa alla classe dirigente democristiana. L’esempio del ‘fallimento’, nell’ottica della Santa sede, in occasione della battaglia per l’inserimento delle radici cristiane nei trattati europei: Ed è per questo che quando Ratzinger, nel marzo di due anni fa, ha ricevuto i leader dei partiti popolari europei, ha richiesto che i partiti entrassero di nuovo. Questo dibattito in chiave ecclesiale e in chiave politica è parallelo. Così come in politica si chiede che i partiti riacquistino forza progettuale, anche nella Chiesa si chiede che i partiti non deleghino più alle associazioni, ai movimenti. E questo in un ritrovato centralismo del papato ratzingeriano
    17:49 Durata: 13 min 18 sec
  • Pannella: Nei momenti più caldi ho recuperato una dichiarazione di Combes del 1906, in cui si diceva: ‘Hanno occupato - si riferiva al Vaticano di allora - prima la chiesa e poi tutti gli Stati’. Io tenderei a dire che attualmente lo schieramento è tra simoniaci (laici o ecclesiastici) da una parte, con una loro innocenza, perché ci credono, con una visione che è all’opposto dell’Illuminismo, della cultura moderna e tollerante

    Marco Pannella

    presidente del Senato del Partito Radicale Nonviolento, Transnazionale e Transpartito (PRNTT)

    Giuseppe Di Leo

    giornalista, vaticanista

    Pannella: Nei momenti più caldi ho recuperato una dichiarazione di Combes del 1906, in cui si diceva: ‘Hanno occupato - si riferiva al Vaticano di allora - prima la chiesa e poi tutti gli Stati’. E’ esattamente quello che sta accadendo: infatti chi parla più della chiesa belga e quella olandese che, nel secondo dopoguerra, esprimevano sempre cardinali molto interessanti? O anche di quella francese? La ricerca sostanzialmente concordataria fatta in Cina, fatta seppellendo quella Chiesa del Silenzio irriducibile a un dialogo con lo Stato. Lo stesso accade in Vietnam. La situazione nell’America Latina. Loro parlano sempre delle radici cristiane, poi ‘giudaico-cristiane’. In realtà, per loro, ‘cristiano’ è sempre sinonimo di ‘cattolico’, nell’uso corrente che ne fanno. Di Leo: Io faccio il vaticanista perché la Santa sede è l’unico soggetto che pensa il mondo, o che si sforza di pensarlo. E quando fai il vaticanista, poi ti occupi di tutto. L’esempio del sotteso scontro tra Vaticano e Cina in Africa. Ieri, sul Foglio, Burini ha intervistato Don Piero Coda, un teologo molto colto e intelligente, che appartiene alla scuola martiniana. Eppure Coda, a un certo punto, dice: questa vicenda di Boffo, con le dichiarazioni di difesa, ci insegna che abbiamo bisogno di una classe dirigente nuova, perché una volta c’erano i Siri, i Montini, che si scornavano tra loro ma avevano una visione della società. Lo sforzo di Ratzinger - per questo mi piace - è quello di recuperare una classe dirigente per la Chiesa, attraverso il recupero dello studio anche della lingua latina. Pannella: A partire dalla situazione italiana, vorrei dire che per esempio in Italia, non so se qualcuno ricorda che quando non mi fu permesso di concorrere per la segreteria del Partito democratico, dovendo fare un altro nome per la Segreteria, io proposi Andrea Riccardi (il fondatore della Comunità di Sant’Egidio, ndr). Ci fu anche qualcuno dall’interno di Sant’Egidio che mi disse: Riccardi, quando ha sentito questa cosa qui, ha detto: ‘Sul serio?’. E io avrei risposto di sì! Io infatti tenderei a dire che attualmente lo schieramento è tra simoniaci (laici o ecclesiastici) da una parte - con una loro innocenza, perché ci credono - con una visione che è all’opposto dell’illuminismo, della cultura moderna e tollerante. Ho la mia piccola parte di Dna degasperiano, continuo a ricordare che fu proprio la Sinistra Liberale senza eccessiva opposizione nemmeno del Partito d’Azione in quanto tale a liquidare il governo Parri per fare il governo De Gasperi. Il legame tra l’anticlericalismo di Ernesto Rossi, Il Mondo di allora e l’esperienza democristiana. Non ho quindi una visione dozzinale se dico che c’è una realtà, oggi, definibile grazie a un concetto teologico-cattolico che è quello della simonia, e che oggi è rappresentato dalla necessità di centralizzazione, in qualche modo militare
    18:02 Durata: 18 min 52 sec
  • Le conseguenze politiche del caso Boffo? Pannella: Ho l’impressione che tutto il casino di questo periodo, sembra risolversi con la saldatura tra i vertici attuali dei due Stati. Ho l’impressione che il saldarsi, con quello che comporta, può aumentare le loro difficoltà rispetto ai loro popoli, ai loro fedeli e sudditi

    Marco Pannella

    presidente del Senato del Partito Radicale Nonviolento, Transnazionale e Transpartito (PRNTT)

    Il dopo-Berlusconi è già iniziato? Pannella: In questo momento di pre-potere della realtà italiana - parlo del bi-Stato italiano e vaticano - se uno guarda anche il tg1 di Minzolini, c’è più il Papa che il Presidente della Repubblica. Diversi sono i personaggi di regime che però parlano, mentre sentire un protestante - e soprattutto i cattolici di diversa impostazione - è impossibile. L’altro giorno pensavo che si trovano nelle catacombe moderne, e quindi accettano la loro posizione di testimonianza. Ho l’impressione che tutto il casino di questo periodo, sembra risolversi con la saldatura tra i vertici attuali dei due Stati. Ho l’impressione che il saldarsi, con quello che comporta, può aumentare le loro difficoltà rispetto ai loro popoli, ai loro fedeli e sudditi. A proposito degli estremismi islamisti, io già molti anni fa dicevo: questi sono i tremendi colpi di coda di fette di religioni che antropologicamente sentono che il mondo - non solo perché si secolarizza - ma il mondo si muove mettendo in causa la loro storia e la loro natura. E quindi inizio a pensare che il pre-potere, oggi vaticano, per una intesa che viene lealmente accettata dagli altri, è dimostrazione che per noi radicali è vero questo: le cose storiche stanno portando a un momento in cui riforma politica e riforma religiosa possono coincidere assolutamente
    18:21 Durata: 6 min 8 sec
  • Di Leo: Qual è l’errore che ha fatto la Chiesa di Ruini? L’errore è stato quello di cooptare, come da vecchio vizio della politica, sulla base della fedeltà più che sulla base della competenza. Perché è vero che Boffo ha fatto un grande giornale, ma è anche vero che il giornale Avvenire non è mai stato veramente un giornale che ha aperto alle voci di questo cattolicesimo italiano frastagliato. Pannella: Penso che la questione rimanga aperta fino a quando Boffo non solo rinuncia all’Avvenire, ma anche alla Toniolo, ovvero alle casse, perché l’elemento del potere è lì. Per dire che ha prevalso una parte o l’altra forse sarebbe utile aspettare cosa succede su questo versante, più vicino a ‘Vaticano Spa’ che ad altro

    Giuseppe Di Leo

    giornalista, vaticanista

    Marco Pannella

    presidente del Senato del Partito Radicale Nonviolento, Transnazionale e Transpartito (PRNTT)

    Di Leo: Nell’aprile 2005 c’è stato un Conclave e questo ha segnato la vittoria di Ratzinger e la sconfitta di Martini e dei martiniani. Pannella: (Vittoria) militare. Di Leo: Beh sai, la struttura del vaticano è iper-gerarchica. Pannella: Con Giovanni XXIII, e anche con Giovanni Paolo II, era diverso. Lì era il potere della parola, predicazione. Di Leo: E’ strano che, mentre Pietro Scoppola nel suo ultimo libro ha scritto che con la gestione di Ruini e con Razinger non c’era più spazio al dibattito nel mondo cattolico, poi a difendere la struttura di potere costruita da Ruini dopo la caduta di Boffo, siano proprio coloro che hanno sempre accusato Ruini. Certo è che la Chiesa sta prendendo atto che bisogna avere dei nuovi interlocutori, a destra come a sinistra. E l’idea che la Chiesa potesse rompere con la Lega è un’idea peregrina che è avanzata in chi non conosce la Chiesa, e forse neanche la Lega, perché la Chiesa - partendo dal principio di sussidiarietà - è consapevole che sugli enti locali si gioca una partita importante, e quindi è il serbatoio della classe dirigente cattolica possibile in futuro. L’altro serbatoio è quello dei mezzi di comunicazione. In questi ultimi sono state esautorate le associazioni e i nomi di intellettuali, ancorché prestigiosi come Andrea Riccardi o Alberto Melloni, sono nomi di persone che possono arrivare anche a essere editorialisti, ma di cui la Chiesa sa bene che non sono loro. Perché oggi non sono più le università, non più le associazioni, ma gli enti locali, la sanità. Non è più l’associazionismo il serbatoio come lo era stato ai tempi di De Gasperi e non sono più le università, tanto che nelle università cattoliche proliferano le facoltà di scienza della comunicazione. Questo mentre diminuiscono i lettori dei giornali. Qual è l’errore che ha fatto la Chiesa di Ruini? (Che pure ha in me un estimatore, in quanto rappresentante di una chiesa che è uscita dal sistema proporzionale, dal crollo del muro di Berlino). L’errore è stato quello di cooptare, come da vecchio vizio della politica e del mondo accademico italiano, sulla base della fedeltà più che sulla base della competenza. Perché è vero che Boffo ha fatto un grande giornale, ma è anche vero che il giornale Avvenire non è mai stato veramente un giornale che ha aperto alle voci di questo cattolicesimo italiano frastagliato. Paradossalmente invece l’Osservatore Romano, che è giornale internazionale, sul piano del confronto ecumenico e interreligioso, con la dichiarazione di Gianmaria Vian, ha aperto. Di Leo: Se tu vuoi trovare una voce autorevole nel mondo cattolico, che possa essere interlocutrice del potere politico senza essere nelle stanze del potere, è difficile. Una di queste era Boffo e la sua caduta per questo ha creato il grande problema. E in chi non vedeva in Boffo e nel suo Avvenire un serio mezzo di informazione, ha creato questa polemica nei confronti della gestione di Ruini. Bordin si interroga sull’atteggiamento del Foglio sull’argomento, con gli interventi di Ferrara, Amicone, con un editore sardo che ha forti rapporti con CL e, malgrado ciò, questi non rientrano nello schema appena fatto da Di Leo. Pannella: Anche se penso che la questione rimanga aperta fino a quando Boffo non solo rinuncia all’Avvenire, ma anche alla Toniolo, ovvero alle casse, perché l’elemento del potere è lì. Per dire che ha prevalso una parte o l’altra forse sarebbe utile aspettare cosa succede su questo versante, più vicino a ‘Vaticano Spa’ che ad altro. Di Leo: Il Toniolo è più vicino all’università cattolica e quindi alla chiesa italiana. Bordin: CL, secondo lo schema da te proposto, dovrebbe brindare perché trova un ulteriore spazio per inserirsi nel settore delle comunicazioni. Detto questo, se c’è una critica non scontata che parte proprio da ambienti vicini a centro-destra e a Cl, quelli sono stati gli articoli del Foglio. Di Leo: Io t’invito a leggere l’intervista a Piero Coda: lui in questa intervista fa una critica a questa chiesa italiana che non è in grado di esprimere una classe dirigente. Perché il problema non è più se Boffo rimane al Toniolo, se resta o non resta il programma culturale, ma il problema è il prossimo Consiglio permanente della conferenza episcopale del prossimo 21 settembre, che avrà carattere politico allo stato puro. Il punto è: che cosa farà adesso la Cei? Che cosa farà il cardinale segretario di Stato Tarcisio Bertone? Prenderà in mano la situazione in modo tale, eventualmente, per chiedere un rinnovo del modus procedendi? Certo la base cattolica, sul caso Boffo, non esprime gli umori espressi dai vertici conformisti delle associazioni laicali. La base cattolica è incazzata, è scandalizzata. Pannella: Io direi piuttosto che è disorientata, perché non hanno mai potuto sentire in televisione, né leggono i giornali per seguire la politica. Noi viviamo in un momento in cui forse davvero il fatto che oggi si sia costruita con il congresso Agorà Digitale lì a Salerno, con il respiro dei discorsi che ho sentito, è significativo
    18:27 Durata: 15 min 49 sec
  • Di Leo: Io sostengo invece che questo papato è più sollecito sui temi antropologici che quelli sociali. E allora è chiaro che chi deve presentare ai massimi livelli - e quindi un direttore di giornale ad esempio - tematiche come queste e affila le armi per le prossime battaglie sui temi antropologici, deve essere di una trasparenza adamantina. Pannella: Su Boffo vorrei dire una cosa intanto: che è indubbio che se la cosa avesse riguardato una vicenda di molestie in cui non c’entravano problemi omosessuali, Feltri non l’avrebbe nemmeno sparata

    Giuseppe Di Leo

    giornalista, vaticanista

    Marco Pannella

    presidente del Senato del Partito Radicale Nonviolento, Transnazionale e Transpartito (PRNTT)

    Di Leo: Il teologo Vito Mancuso, in occasione del dibattito tenuto alla scuola dell’Associazione Luca Coscioni a Salerno, ha sostenuto che non è esatto sostenere - come faccio io - che questo papato si occupa più di questioni antropologiche, mentre quello precedente si concentrava su questioni sociali. Io sostengo invece che questo papato è più sollecito sui temi antropologici che quelli sociali, tanto è vero che nell’enciclica si mette in connessione stretta la giustizia sociale con l’etica. E allora se questo pontificato gioca sui temi antropologici in maniera così netta, è chiaro che chi deve presentare ai massimi livelli - e quindi un direttore di giornale - tematiche come queste e affila le armi per le prossime battaglie sui temi antropologici, deve essere di una trasparenza adamantina. Pannella: Infatti il caso vuole - o il buon Dio - che ogni tanto un po’ di trasparenza viene fuori. Su Boffo vorrei dire una cosa intanto: che è indubbio che se la cosa avesse riguardato una vicenda di molestie in cui non c’entravano problemi omosessuali, Feltri non l’avrebbe nemmeno sparata. Io ho trovato la primissima reazione pubblica di Boffo umanamente bella: ha detto di essere distrutto - questo era il concetto - ‘ma potrò morire sereno’. Che vuol dire? Qualcuno che ha avuto in qualche misura frequentazioni omosessuali, ma non ne ha mai potuto parlare. E a questo punto dice: io non avrò più da temere nulla di grave
    18:43 Durata: 4 min 58 sec
  • Collegamento telefonico con Marco Cappato, di ritorno dai 5 giorni di scuola-seminario dell'Associazione Luca Coscioni e dal congresso fondativo dell'associazione radicale Agorà Digitale. La presenza di Rickard Falkvinge, fondatore del Partito Pirata svedese

    Marco Pannella

    presidente del Senato del Partito Radicale Nonviolento, Transnazionale e Transpartito (PRNTT)

    Marco Cappato

    segretario dell'Associazione Luca Coscioni per la libertà di ricerca scientifica

    Giuseppe Di Leo

    giornalista, vaticanista

    Collegamento telefonico con Marco Cappato. Cappato: Prima i 5 giorni di seminario e scuola dell’Associazione Coscioni, mentre la giornata di oggi è stata dedicata alla fondazione dell’associazione radicale Agorà Digitale. E’ stato un dibattito straordinario, senza precedenti. Si interrompe la telefonata. Pannella torna brevemente sul dibattito con Vito Mancuso. Torna ad intervenire Marco Cappato: Rickard Falkvinge, fondatore del Partito Pirata svedese, ci ha raccontato la storia di un partito che in pochi mesi, con 50.000 euro spesi per la campagna elettorale, ha preso il 7 per cento dei consensi alle ultime elezioni europee, con un programma incentrato tutto sulla libertà in rete, la libera conoscenza e la protezione della riservatezza dei dati personali. È stato molto importante il racconto della loro campagna elettorale, e non solo per i contenuti, ma anche nel metodo di un partito che ha trovato senza neanche una persona stipendiata e con 50.000 soci che si sono potuti iscrivere in poche ore, e contro tutti i media tradizionali che non avevano coperto per nulla la loro campagna elettorale. Altro intervento importantissimo è stato quello di Raul Chiesa, uno dei più importanti hacker etici, hacker che entrano nei sistemi informatici ma lo fanno al servizio della comunità e dell’interesse pubblico. Ci ha dato degli esempi importanti di come il carattere nonviolento, gandhiano, radicale, può trasferirsi anche nell’utilizzo delle nuove tecnologie
    18:48 Durata: 15 min 40 sec
  • Pannella: E' vero che siamo stati gli unici che - come immagine - sono riusciti ad attraversare il fatto elettorale; a seguito del quale siamo stati espulsi come voleva il PD. Ma ora la censura mediatica nei confronti dei radicali assume caratteristiche totalizzanti, e non dobbiamo commettere l'errore di pensare che riguardi solo noi

    Giuseppe Di Leo

    giornalista, vaticanista

    Marco Pannella

    presidente del Senato del Partito Radicale Nonviolento, Transnazionale e Transpartito (PRNTT)

    Internet, i segreti vaticani e le origini del libro-inchiesta "Vaticano Spa". Pannella: Io volevo ribadire un fatto. Il deterioramento (è quello) che io prevedevo, con la forza di gravità e la conseguente caduta che sembra ormai dominare la situazione di questo regime italiano sessantennale. E quindi dobbiamo aspettarci i colpi di coda, come dicevo per altro. Io vorrei dire a tutti coloro che ci ascoltano, che quello che è accaduto dopo le elezioni è che evidentemente siamo apparsi ancora potenzialmente vivi e pericolosi, c'è una reazione allucinante. Il leader radicale torna sul problema della giustizia, come noi l'abbiamo riproposto con l'autorevolezza che ci deriva dal fatto che portavamo avanti in Parlamento la stessa battaglia per l'amnistia già nel 1977. Il silenzio mediatico che si torna a stringere sempre più forte attorno alle iniziative radicali, anche sulla questione della giustizia come riproposta negli ultimi giorni. Agli ascoltatori voglio dire: state attenti. Quella stella gialla che noi avevamo indossato come monito: stiamo attenti che non ci accada come nel '39-'40, quando non ci si rendeva conto della drammaticità del corso delle cose. E' vero che siamo stati gli unici che - come immagine - sono riusciti ad attraversare il fatto elettorale; a seguito del quale siamo stati espulsi come voleva il PD. Io intendo la settimana prossima, perché conosca un po' più se stesso, presentare al Pd la lista del comportamento nei nostri confronti, perché siccome abbiamo tollerato tutto e tutto digerito, è bene che loro non dimentichino quello che hanno fatto nei nostri confronti, perché quelle stesse cose le potranno fare nei confronti del paese e di tutti. L'esempio delle cose che stanno accadendo, anche in preparazione delle future regionali. Nencini voleva per le regionali proporre il collegio uninominale - ha detto - ma siccome, sostiene, 'Il Pd ci ha informato prima che per essere presenti insieme alle regionali non era possibile realizzare questa riforma, quindi abbiamo votato la legge elettorale con lo sbarramento del 4 per cento'. Loro che sono quelli che si sono presentati alle elezioni europee uniti con gli altri con l’unico obiettivo di superare il 4 per cento! Pannella parla di censura totale. Dio sa se ne abbiamo avuta, tanto che l'Autorità Garante si era abituata a condannarli, ma oggi la stessa censura assume caratteristiche totalizzanti, e non dobbiamo commettere l'errore di pensare che riguardi solo noi. Ancora sulla questione amnistia: Il problema carcerario è appendice del problema giustizia
    19:04 Durata: 13 min 14 sec
  • Il ruolo della chiesa nel dibattito pubblico e il tipo di presenza mediatica del Papa e del Vaticano. Conclusioni

    Marco Pannella

    presidente del Senato del Partito Radicale Nonviolento, Transnazionale e Transpartito (PRNTT)

    Giuseppe Di Leo

    giornalista, vaticanista

    La proposta dell'indulto fatta in occasione del discorso in parlamento di Giovanni Paolo II. Il tema dell'immigrazione secondo la Chiesa. Pannella: Avendo una serena convinzione sui temi etici, di fronte a immigrazione ed altro, vorrei tentare di ricercare delle intese - magari di congiuntura - con la Chiesa, il Vaticano, etc. L'obiezione: come dire che le parole sull'immigrazione sono sacrosante e quelle sulla Ru486 sono una ingerenza? Di Leo: Quella visita di Giovanni Paolo II fu applaudita da tutta l’assemblea parlamentare e io ricordo che qualcuno disse profeticamente: un discorso che ha l'applauso di tutti, finisce per non sortire effetto alcuno. Pannella: Io dissi una cosa diversa: io non l’avrei invitato, non ci sarei andato a sentirlo, dopodiché lo applaudo molto.Di Leo: Solo che vi faccio presente che il Cardinale Ruini riceve il certificato elettorale, è un cittadino. La Chiesa potrà pure essere considerata una lobby, ma non capisco perché sulla finanziaria la Confindustria debba dire la sua e invece la Chiesa sui problemi etici non debba dire la sua. Pannella: Io la Marcegaglia la vedo una volta ogni 10 giorni in televisione, mentre sento il disco che gracchia del papa, dei cardinali, nei tg di tutti i giorni. Di Leo: Si parla più di Totti e di Madonna che della Madonna. Al contrario, il contingentamento dei tempi di parola di altri credenti è evidente, come sottolinea Pannella: Tutti i credenti non cattolici - tre milioni grossomodo in Italia - hanno un’ora, la domenica, dopo la mezzanotte. Di Leo: Ma andatevi a vedere l'influenza che ha il patriarca di tutte le Russie sulle vicende politiche: Pannella: Beh, la cosa non mi stupirebbe, perché il patriarca russo seguirà un po’ il modello staliniano. Di Leo: Il problema è allora come si parla del Papa e come si sparla dello stesso. Secondo me la categoria dei vaticanisti viene scelta sulla base di appartenenza a confraternite e conventicole, più o meno confessionali. Però facendo la rassegna stampa vaticana, ho notato che del Papa e della Chiesa si parla spesso in maniera dilettantistica. Quindi il problema non è il quantum ma il quomodo. Pannella: Ma in democrazia, se coloro che non sono d'accordo con il papa usano argomenti non molto validi, sarà la stessa democrazia a giudicarli. Il papa interviene invece continuamente e insulta tacciando ad esempio di essere 'cultori della morte' in maniera permanente. E non c'è spazio per rispondere
    19:17 Durata: 15 min 12 sec