Letteratura Africana - " L' Impegno "

Pubblicato il 20 Agosto 2006 da mb
Joséphine BakerJoséphine Baker
Joséphine BakerJoséphine Baker

Primo Tema

Il Risveglio

Introduzione

Tra il 1931, anno della Esposizione Coloniale di " Vincennes " che segna l'apogeo della colonizzazione, ed il 1960 che vede la maggior parte dei paesi africani accedere all'indipendenza, sboccia una letteratura nuova, profondamente originale, tanto per il suo carattere impegnato che per la sua qualità: la letteratura negro-africana di espressione francese. La nascita di una nuova letteratura è un fenomeno eccezionale che merita soffermarsi. Una letteratura viene alla sua ora, quando è " matura ", quando un certo numero di fattori si trovano riuniti. Però, negli anni 30 si va ad annodarsi il fascio di convergenze che vanno a travolgere lo sbocciare (il fiorire) di un movimento nello stesso tempo politico, culturale e letterario , la Rinascenza negra, per riprendere la felice formula degli Americani. Nel quadro di una introduzione parziale , limitata al solo tema del Risveglio, non è evidentemente il caso di studiare nel dettaglio la storia letteraria di questo movimento stesso limitato alla sua nascita. Ci accontenteremo dunque di ricordare i fatti più importanti. Innanzitutto, è a Parigi, città ospitale e di libertà per gli intellettuali e gli artisti del mondo intero, che si incontrano dei Neri americani come Claude Mac Kay, Jean Toomer, Countee Cullen, Langston Hughes, ecc..., degli abitanti delle Antille come Léon - Gontran Damas e Aimé Césaire, degli Africani come Léopold Sédar Senghor, Birago Diop, Ousmane Socé, eccetera...

In questa Parigi degli anni 30 dunque, l'Africa è all'ordine del giorno. L'entusiasmo per l'arte negra, introdotta già da alcuni iniziati di cui Apollinaire e Picasso, inizia ad espandersi, particolarmente da alcuni collezionisti privati. Queste opere d'arte, oltre le loro qualità estetiche, sono molto più apprezzate che i lavori dei grandi etnologi "africanisti" permettono di ricollocarli nel loro contesto culturale. E' in effetti a questa epoca che le ricerche di Frobenius, di Delafosse, di Leiris, ecc..., raggiungono, se non il grande pubblico, almeno i circoli colti di Parigi e altrove. Simultaneamente, il problema coloniale è posto in tutta la sua acutezza da scrittori così importanti come André Gide e Paul Morand. Qualche anno prima, il famoso " Batouala " si era già valso al Guyanese René Maran il premio "Goncourt" e una serie di polemiche appassionate.

Sempre nella stessa epoca il Jazz, le cui origini negre sono indiscutibili, trionfa in Europa quanto in America.Meglio, ed è un segno che non inganna, la "moda-negra" invade i " cabarets " e le sale di spettacolo : *Joséphine Baker (celebre danzatrice di origine americana) regna prima al teatro delle " Champs -Elysées " poi al Casino di Parigi.

Infine, ultimo fascio di convergenze, che inizialmente, non erano legate al Rinascimento negro, ma contribuiranno se non alla sua maturazione, almeno alla sua creazione ad un clima favorevole alle sue idee la cui espressione si troverà facilitata: la psicanalisi, il "surréalisme", il marxismo. La psicanalisi, privilegiando il subconscio e le forze oscure dell'istinto, ne dimostra il ruolo capitale nella formazione della personalità. Il "surréalisme", rimette in causa il " primat " della ragione, libera la scrittura e, raggiungendo la psicanalisi, cerca nell'irrazionale delle nuove sorgenti di ispirazione. Quanto al maxismo, egli proclama il fallimento del capitalismo borghese e coloniale.

In questo contesto storico, culturale, politico, i cittadini delle Antille saranno i primi a svegliarsi dal lungo torpore nel quale la colonizzazione aveva immerso il mondo negro. Intorno a Etienne Lero, un gruppo si forma e pubblica " Légitime - Défense " , primo grido di rivolta contro l'imperialismo bianco. Questa rivista non avrà che un solo numero, ma già il movimento si è riformato e s'ingrandisce : a Césaire e a Damas, si congiungeranno altri Africani, tra cui Senghor.

Nel 1934, pubblicano "l'Etudiant Noir". Il movimento della Negritudine era nato.

Immediatamente, questi uomini definiscono e proclamano il loro ruolo e le loro responsabilità culturali e politiche: Essi saranno gli svegliatori, gli " hérauts " (messaggeri) , gli ambasciatori dei loro popoli asserviti. Ne saranno le guide e i capi nella lotta per la riconquista , e per l'affermazione poi, della loro identità culturale (che di seguito sboccherà ) sul processo del colonialismo, la rivolta e la liberazione.

· Joséphine Baker é nata a St-Louis, Missouri. Ha conosciuto una infanzia di una estrema povertà. A 13 anni, parte in "tournée" con una troupe di danzatori. Due anni dopo, é a New - York, e trionfa rapidamente a Broadway nella rivista "Shuffle Along", di "Sissle and Blake". Nel 1925, é a Parigi la diva della "Rivista negra", che fa di lei una grande diva. Muore a Parigi nel 1975. (Baker la meticcia - con la sua arte meticcia abbraccia tutti i colori dell'arcobaleno, ndr).

Per concludere questo studio dell'Impegno, abbiamo scelto questo poema di Senghor, non in ragione della sua celebrità, ma perché dichiara in un modo più chiaro e più completo quello che sarà il contributo dell' Africa alla "Civiltà dell'Universale". Andando avanti più che un Césaire, Senghor non si accontenta di affermare che il Negro ha qualcosa da dire , qualcosa da fare. Non sono soltanto dei valori spirituali che i Negri apporteranno al mondo, é la vita, la vita sotto la specie di ritmo e della danza. Si vede quanto ci sia lontano dal folclore ! Ecco il vero senso della Negritudine. E' nella misura dove i Negri avranno ritrovato e affermato la loro originalità culturale, la loro autenticità, che potranno rispondere " presenti alla rinascenza del mondo " , poiché in materia di civiltà, solo la diversità arricchisce e feconda.

Prière aux masques

Maschere ! O Maschere !

Maschera nera maschera rossa, voi maschere bianco-e-nero Maschere ai quattro punti dove soffia lo spirito ( la mente ) Vi saluto nel silenzio!

Masques ! O Masques !

Masque noir masque rouge, vous masques blanc-et-noir

Masques aux quatre points d'où souffle l'Esprit!

Je vous salue dans le silence ! !

Et pas toi le dernier, Ancêtre à tête de lion. !

Vous gardez ce lieu forclos à tout rire de femme, à tout sourire!

qui se fane!

Vous distillez cet air d'éternité où je respire l'air de mes Pères. !

Masques aux visages sans masque, dépouillés de toute fossette comme !

de toute ride !

Qui avez composé ce portrait, ce vissage mien penché sur l'autel de!

papier blanc!

A votre image, écoutez-moi ! !

Voici que meurt l'Afrique des empires - c'est l'agonie d'une princesse!

pitoyable !

Et aussi l'Europe à qui nous sommes liés par le nombril. !

Fixez vos yeux immuables sur vos enfants que l'on commande!

Qui donnent leur vie comme le pauvre son dernier vêtement. !

Que nous répondions présents à la renaissance du Monde !

Ainsi le levain qui est nécesaire à la farine blanche. !

Car qui apprendrait le rythme au monde défunt des machines et des canons ? !

Qui pousserait le cri de joie pour réveiller morts et orphelinat à l'aurore ? !

Dites, qui rendrait la mémoire de vie à l'homme aux espoirs éventrés ? !

Ils nous disent les hommes du coton du café de l'huile !

Ils nous disent les hommes de la mort. !

Nous sommes les hommes de la danse, dont les pieds reprennent !

vigueur en frappant le sol dur. !

Léopold Sédar Senghor : Chants d'Ombre. !

Cheikh Anta Diop (Senegal)

Nato il 29 dicembre 1923 a Diourbel. Studia a Parigi, alla Sorbona... La sua tesi nella quale afferma il carattere nero dell'antica civiltà egiziana "Nations nègres et culture" é innanzitutto respinta dall'Università ma editato da Présence -Africaine nel 1954 a Parigi. Durante l'indipendenza del suo paese ci torna e fonda il suo partito il B.M.S. (Bloc des masses Sénégalaises) che si scioglie nel 1963 e di cui la maggior parte dei membri raggiungono l'U.P.S. del Presidente Senghor. Cheikh Anta Diop fonda in quel momento un altro partito, il Fronte Nazionale Senegalese, partito di opposizione che é vietato nel 1965. Fin da allora é nominato Direttore del Dipartimento della Ricerca all'IFAN (Istituto Fondamentale d'Africa Nera) di Dakar. Le sue opere sono state pubblicate nella rivista " Présence Africaine ". I suoi studi portano sulla storia e sulla cultura africane .

Opere

1954 "Nazioni negre e cultura" , P.A. Parigi. !

1959 L'Unité culturelle de l'Afrique Noire. !

1960 L'Afrique Noire pré-coloniale. !

1967 Antérioté des civilisations nègres: mythe ou vérité historique. !

1974 Les fondements économiques et culturels d'un Etat fédéral d'Afrique Noire.

Prima edizione nel 1960, ristampato a P.A. nel 1974, Parigi !

La Negritudine Made in Montparnasse

Joséphine BakerJoséphine Baker

Questa Esposizione Parigina propone al pubblico una passeggiata di un mezzo-secolo di storia

( 1906-1966 ) ed il passaggio dell'Africa all'Occidente, attraverso l'arte. Picasso che ammira i "feticci" africani esposti al "Trocadéro", Joséphine Baker e il pugile Al Brown, le "star" della capitale francese, le famiglie in visite a migliaia alla mostra coloniale del 1931, Senghor e Césaire che mettono al punto la "Negritudine". Il pubblico ha ogni divertimento ad osservare attraverso delle foto, dei libri, dei dipinti , delle maschere, delle statuette e degli oggetti di manifattura la storia che sta facendo, in questo inizio secolo ove Neri e Bianchi entravano, una volta ancora, in collisione.

Un "ouvrage" (Opera), intitolato "Montparnasse noir", é edito in questa occasione , e permette di leggere una corrispondenza "fictive" (fittizia), quella che dei grandi (plumes) (scrittori) contemporanee avrebbero amato scambiare con le figure notabili di questo inizio del XX° secolo: Louis Aragon, René Maran, Franz Fanon, Chester Himes o ancora Michel Leiris. Fino al 18 ottobre. Montparnasse, 1906-1966. Museo di Montparnasse, Parigi

Poème " liminaire "

( preliminare, ndr )

In questo poema di una costruzione particolarmente curata, Senghor non si vuole solamente il "Chantre" (Cantore) dei " Tirailleurs " (fucilieri) Senegalesi, i suoi fratelli di esercito e di sangue, ingiustamente disprezzati da una Francia ufficiale e ingrata, ma anche quello di tutto il suo popolo.

A. L. G. DUMAS

Voi " Tirailleurs " Senegalesi, miei fratelli neri dalla mano calda sotto Il ghiaccio e la morte

Chi potrà cantarvi se non il vostro fratello di esercito, il vostro fratello Di sangue ?

Non lascerò la parola ai ministri, non ai generali

Non lascerò- no! - gli elogi di disprezzo seppellirvi

Furtivamente.

Non siete dei poveri dalle tasche vuote senza onore

Ma strapperò dalle risate " banania " su tutti i muri di Francia.

Perché i poeti cantavano i fiori artificiali delle notti di

Mont- parnasse

Essi cantavano l'indifferenza delle chiatte sui canali (canaux) di "moire" e

di " simarre "

Essi cantavano la disperazione distinta dei poeti tubercolosi

Poiché i poeti cantavano i sogni dei "clochards" (barboni) sotto l'eleganza dei

Ponti bianchi

Poiché i poeti cantavano gli eroi, e la vostra risata non è seria,

la vostra pelle nera non classica.

Ah! Non dite che non amo la Francia - non sono la Francia, lo so -

So che questo popolo di fuoco, ogni volta che ha liberato le sue mani

Ha scritto la " fraternité " (fraternità o fratellanza) sulla prima pagina dei

suoi monumenti

Che ha distribuito la fame della mente come la libertà

A tutti i popoli della terra convitati solennemente al banchetto

Cattolico

Ah! Non sono assai diviso? E perché questa bomba

Nel giardino così pazientemente guadagnato sulle spine della sterpaglia ?

Perché questa bomba sulla casa edificata pietra dopo pietra ?

Perdonami, " Sira Badral ", perdona stella del Sud del mio sangue

Perdona al tuo nipotino se ha lanciato la sua lancia per i sedici suoni

Del " Sorong "

La nostra nobiltà nuova è non di dominare il nostro popolo, ma di essere

Il suo ritmo e il suo cuore

Non di brucare le terre, ma come il chicco del miglio per marcire

Dentro terra

Non di essere la testa del popolo, bensì la sua bocca e la sua trombetta.

Chi potrà cantarvi se non il vostro fratello d'esercito, il vostro fratello

Di sangue

Voi " Tirailleurs " Senegalesi, i miei fratelli neri dalla mano calda,

distesi sotto il ghiaccio e la morte ?

Parigi, Aprile 1940

Léopold Sédar SENGHOR, "Hosties

Noires", Parigi, "Seuil", 1956, pp. 81 a 83

· Sira Badral (illustre antenata Serer- riguarda di una principessa di sangue reale. Ella fu una dei rari scampati del massacro che segue la sconfitta del Bour (Re) di Sine(regno) dall'Almamy (Capo spirituale) del Fouta Djallon in Guinea).

(Principessa che ha vissuto nel XIV secolo fondatrice, del regno del Salum, secondo la leggenda Serer

. Sorong (una sorta di Kora (arpa) dei "peulh" di Fouta Djallon)

· Simarre (é un lungo abito da uomo o da donna , tagliato nelle più ricche stoffe)

· Graal ( il "Santo graal" é il vasoio sacro che servì durante la Cena (ultimo pasto

del Cristo con i suoi apostoli) e nel quale si sarrebbe stato raccolto il sangue di Cristo.· Moire (stoffa marezzata)

Questo poema è senza dubbio uno

dei più conosciuti di Senghor

" Donna nera "

Femme nue, femme noire

( Donna nuda, donna nera)

Vêtue de ta couleur qui est vie, de ta forme qui est

beauté!

J'ai grandi à ton ombre; la douceur de tes mains bandait

mes yeux

Et voilà qu'au coeur de l'Eté et de Midi, je te découvre

Terre promise, du haut d'un haut col calciné

Et ta beauté me foudroie en plein coeur, come l'éclair

d'un aigle.

Femme nue, femme obscure

Fruit mur à la chair ferme, sombres extases du vin noir,

bouche qui fais lyrique ma bouche

Savane aux horizons purs, savane qui frémis aux

Caresses ferventes du Vent d'Est

Tamtam sculpté, tamtam tendu qui grondes sous les

doigts du Vainqueur

Ta voix grave de contalto est le chant spirituel de

l'Aimé.

Femme nue, femme obscure

Huile que ne ride nul souffle, huile calme aux flancs

De l'athèlte, aux flancs des princes du Mali

Gazelle aux attaches célestes, les perles sont étoiles sur

la nuit de ta peau

Délices des yeux de l'esprit, les reflets de l'or rouge sur

ta peau qui se moire

A l'ombre de ta chevelure, s'éclaire mon angoisse aux

Soleils prochains de tes yeux.

Femme nue, femme noire

Je chante ta beauté qui passe, forme que je fixe dans

L'Eternel,

Avant que le Destin jaloux ne te réduise en cendres

Pour nourrir les racines de la vie.

Léopold Sédar SENGHOR, Chants d'ombre,

Paris, Seuil, 1956

" In ogni cosa il ritmo è l'elemento, nell'arte e nella letteratura, ndr "

Femme Nue Femme Noire letta da Leopold Sedar Senghor

Tema II

L’affermazione dell’identità culturale

Abbiamo visto , alla fine della nostra introduzione sul tema del risveglio, che la riconquista e l’affermazione dell’identità culturale furono i primi obiettivi degli ” svegliatori” dei popoli neri. Per farsi riconoscere da una Europa sprezzante e giustificando la “missione civilizzatrice” con la barbaria, il nulla culturale dell’Africa, non bisognava in effetti provare a sè stessi e provare agli altri l’esistenza di una cultura africana autentica, originale e suscettibile a rivaleggiare con chiunque altro ? Questa affermazione dell’identità culturale che costituisce il primo e senza dubbio uno degli aspetti essenziali della Negritudine spesso definita da Senghor, ricordiamolo, come ” l’insieme dei valori culturali del mondo nero”. Certamente, una cultura è un tutto globale, indissociabile, e deve essere percepita come tale. E’ particolarmente vero per la cultura negro-africana, come lo vedremo subito. Il piano che proponiamo e che la decompone nei suoi elementi non corrisponde dunque alla realtà. E’ solo un filo conduttore destinato a facilitare l’approccio. Senza voler stabilire la priorità, ci è sembrato logico, o più modestamente pedagogico, di iniziare nel presentare il modo di conoscenza particolare del Negro, il suo modo di comportarsi nel mondo, il suo essere-nel-mondo. Questo modo di conoscenza è un modo di conoscenza intuitivo, con simpatia, con comunione: il Negro partecipa veramente all’oggetto.

Il secondo tratto dominante della cultura africana è la sua ontologia la cui originalità consiste nell’ affermare che ” l’essere è forza “. E’ quello che spiega che il pensiero religioso africano concepisce l’universo come gerarchia delle forze vitali che va da Dio ” dal chicco di sabbia ” , passando dall’uomo agli antenati. Per il Negro-Africano , non c’è dunque soluzione di continuità tra il visibile e l’invisibile, tra Dio e gli uomini. Ecco perché la sua etica è esattamente il contrario di una morale del superamento. Non è fondata su una distinzione rivelata tra il bene e il male, né su una ricompensa nell’aldilà , ma propone all’uomo un ideale a sua misura : l’uomo si compie trovando e conservando il giusto posto nella piramide delle forze vitali. Essendo forza se stesso, il suo ruolo è di accrescere, di esaltare, di trasmettere questa forza vitale non solo alla sua discendenza, ma a tutto quello che lo circonda , e particolarmente alla Terra che lo feconda e che lo nutre. Ove questa fusione orgiastica con la terra, reale ierogamia (cosmica, ndr), questa ” religione spermatica ” di cui parla Jean-Paul Sartre.

Ammesso questo , si comprende meglio l’arte negra. Quello che gli Europei chiamano oggetto d’arte è oggetto di culto per gli Africani, o almeno l’oggetto legato in un modo o in un altro al soppranaturale : ” Nell’ Africa nera, ogni opera d’arte è, nello stesso tempo, operazione magica. Basta chiudere una forza vitale in una busta sensibile, e disinnescarla, al momento propizio, dalla virtù della danza o della preghiera. Si segue che l’arte è funzionale e non gratuita, collettiva e non individuale. Segue ancora che il senso profondo dell’oggetto d’arte si colloca molto al-di-là di quello che rappresenta : l’oggetto è simbolico, quello che spiega il “primat” (primato, ndr) dell’immagine analogico nell’arte africano.

Ma l’immagine, sola, non basterebbe a provocare l’emozione, condizione sine qua non della comprensione della simpatia. Bisogna ancora che sia in qualche modo strutturata dal ritmo, questa ” architettura dell’essere … ( questa ) espressione pura della forza che, attraverso i sensi, ci prende alla radice dell’essere “.

Infine, all’immagine stessa dell’universo negro-africano, le strutture sociali e politiche sono strettamente gerarchizzate. E’ così che la famiglia, o piuttosto il clan , è un vero microcosmo, di cui il capo, l’Anziano, è l’intermediario tra i viventi e i morti, l’anello che lo riallaccia alla piramide delle forze vitali. Ove la funzione essenziale della famiglia è di essere un focolaio dove si intrattiene e cresce la ” Forza vitale “. In un mondo dove non c’è soluzione di continuità tra Dio e l’oggetto il più infimo, vale a dire dove tutto, compreso la Terra, partecipa al divino, non si potrebbe esserci della proprietà individuale. Così la Terra non potrebbe essere divisa. E’ il bene comune di tutti, o più esattamente, tutti ne hanno usufruito . Di conseguenza, il lavoro, adesso sarà anche, collettivo, così come il godimento dei suoi prodotti.Il lavoro non è più una corvè, esso è fecondazione della Terra, è sorgente di gioia, ” permette la realizzazione e il fiorire dell’essere. La società negra è dunque all’opposto della società capitalista.” Le strutture politiche confermano questo punto di vista: tutto mostra che la società negra è una vera democrazia naturale. Il potere è collettivo : tutti, ” dal capo allo schiavo ” vi partecipa per il bene della comunità. Le fondamenta (vere) di questa società è sono l’equilibrio armonioso tra la saggezza e l’autorità. Ultimo tratto originale della società africana, e che è direttamente legato ai precedenti : il processo d’inserzione dell’individuo nel suo gruppo.

Qui ancora, ritroveremo questa struttura piramidale propria delle società nere. Quelle in effetti sono spesso organizzate in classi di età nelle quali accede successivamente ogni promozione. La prima di queste categorie, quelle che segnano l’ingresso del giovane adoloscente nel sistema sociale, comporta una iniziazione che, sola, fa da sé un adulto a parte intera. Abbiamo tentato di mostrare la straordinaria coerenza del mondo africano, l’originalità profonda della sua cultura. Come, fin d’allora che l’avevano ritrovata e riconquistata, gli eredi di una tale civiltà avvrebbero potuto sopportare per molto tempo di essere alienati da un colonialismo che la negava a nome di una pretenzione di superiorità razziale e culturale ?

Dall’affermazione dell’identità culturale, i Negri passarono tutto naturalmente al processo del colonialismo.

Yandé Codou SeneYandé Codou Sene

La Cantante Yande Codou

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