Critica e militanti

Buon giorno da critica militante un dibattito antico interminabile
E quello sul fatto se il critico sia uno scrittore lo si potrebbe forse sospendere almeno momentaneamente osservando che le opere d'arte sono oggetti tra gli altri oggetti del mondo che quindi per descriverle nel modo più esatto come se le vedessimo per la prima volta accogliendone l'essenza scrittori bisogna essere per forza
Ma la polemica nasce soprattutto quando la definizione di là verso l'estetismo e si equivoca tra esattezza e bella scrittura oltre a criticare i occasione Dante come puro pretesto
Decorativo calligrafico c'è poi una questione ulteriore cosa significa descrivere a parole non un libro ma magari una pittura o una musica
Nel Novecento italiano il critico d'arte per eccellenza è stato un sontuoso manieristico antiquario scrittore di ecco Francis quasi intraducibile Roberto Longhi
Longhi sembravano stilista lo è ma i suoi azzardi formali riescono a dimostrare quasi sempre di non essere
E puro estetismo cioè di avere uno scopo conoscitivo lo stile virtuosistico serve insomma a riferire con precisione
Ad esempio su un quadro diverso è il caso di un altro stilista sontuoso per cui pure si sono spesi più o meno genericamente gli attributi di barocco o espressionista Bruno Barilli
Appena più anziano di Longhi è nato nel mille ottocentottanta e morto nel mille novecentocinquantadue che può apparire l'omologo musicale dell'autore dell'Officina ferrarese siamo di fronte in fondo
Ha due forme e centri che di prosa d'arte che Barilli fu anche tra i protagonisti della rivista che più promosse la prosa d'arte sebbene in modi più neoclassici e cioè a inizio anni venti la ronda ma a differenza di Longhi l'Autore del paese del melodramma
Sembra abbia bisogno del tema musicale
Più che altro come innesco pretesto per le sue cascate di associazioni pittoresche pirotecniche
E di imputi porosi cioè di rappresentazioni vivacissime di bozzetti visivi della realtà
Magari concettuale che sta rappresentando in un saggio geniale quanto se è vero che anche auto difensivo essendo stato scritto dal critico letterario
Per eccellenza scrittore Giacomo Debenedetti osserva che Barilli tende a una prosa fatta tutta di climax senza le zone in tiepide del discorso argomentato dimostrativo proprio della critica
Potremmo dire che ha una prosa da combustione per contatto con eventi o apparizioni
Che siamo davanti a una specie di Rambo giornalistico in Prosa
Ha un sacco di immagini bizzarre colorate sempre pieno e che a tratti fa pensare anche alla poesia di Corrado Govoni ma dopo il picco dell'illuminazione non viene raggiunto obietta De Benedetti ecco allora che questa scrittura questa esotica lanterna magica non altra risorsa che diventare la retorica di se stessa una sorta di giocattolo a poco prezzo
è con questa ammirazione non del tutto persuaso che si legge un libretto Barilli hanno che resta comunque un grande godimento per il lettore
Intitolato Parigi e riproposto ora dall'editore Quodlibet a cura di Antonio Castronuovo con le illustrazioni che la figlia dell'autore Milena realizzò per la prima edizione Caramba degli anni Trenta
Diciamo degli anni Trenta perché non si sa l'anno preciso e già questo è sintomatico di una vicenda artistica in cui tutto sa di precarietà orlo del fallimento o leggenda
Ce la Rizzo nel bene questa vicenda Castronuovo nella sua postfazione davvero eccellente siamo informati cui sul barili giovane musicista Belle Époque
Sospeso tra la Parma verdiana dell'infanzia gli studi in mezzo agli avversari TEU tonici del Barilli che sposa una nobile serba vicino alla famiglia reale
E di quello che dopo due opere notevoli ma di scarso successo composte alla soglia della Grande Guerra si scopre quasi per caso scrittore giornalistico capaci di trasformare qualunque cosa e nel servire o da terza pagina lo seguiamo poi nella maturità
Quasi di nobile decaduto e bohémien tra le camere ammobiliate da deliri dostoevskiano i caffè dove estrae la forbicina per tagliarsi belli ma anche suggerisce il curatore per tagliare montare
I propri pezzi in più i libri
Dato che i barili appunto un classico autore di pezzi di brani da rivista di capricci
Non di volumi perciò anche certe singole frasi vengono da lui fatte migrare da un libro all'altro con l'abilità sartoriale necessaria citiamo Castronuovo formare un'attraente Giuba darle Ichino in Parigi la musica fa più che altro da compagnia menta un ritratto della città
Per brevi capitoli il Moulin Rouge gli artisti di Montparnasse l'opera il museo che nella
I concerti di jazz dell'acido jazz e di musica negra come si diceva allora e i ritratti di pittori ed i tenori tutto avvolto
In una sorta di delirio torpido in un'allucinazione di luci Sfar falangi del buio
E non ancora elettriche tra sagome che appaiono e svaniscono come spettri e umidità stagnante in cui affogano dopo un attimo i fuochi artificiali di ciò che per un attimo Barilli ci aveva imposto come e torno come sorprendente
Subito inquadra lo scrittore il mondo di prostitute e pittori assillati dal bisogno di pane di gloria gente che lavora in quelle squallide stanze su cerca occupa anche lui che va avanti
A riempire pagine pelle con lo stomaco disfatto di caffè
E suo ci sembra qui quasi il ricavo sullo spartito di un romanzo alla sola che presuppone proprio mentre lo liquida
Del mito parigino belle poco barili fa letteralmente modernariato rigatteria poetica spettacolo pirotecnico di addio
Uno spettacolo grottesco Esine estetico polveroso e fondo le sue pagine sono deposito di conti io ma Cerati fuochi fatui frammenti di caleidoscopio elenchi dove ogni elemento esplode dall'altro come in una trance
Fino al momento in cui il vapore nell'aria anche l'ultima scintilla medianica
E cui si agitano dei fantocci più che degli uomini dei fantocci bellicosi e non in memori delle scene di folla
Futuriste in primis si membri e soprattutto le nebbie dell'ultimo musical
Per cui Barilli con le sue calli le giunture di prosa parla di dogmatico Foxtrot i teatri sono antri un po'tribunali sia un po'antidiluviani gli strumenti musicali sono esseri viventi le orchestre somigliano a citiamo
Un accampamento di scarabei in cravatta bianca innaturale gusto decadente dell'autore si sposa bene con l'idea che la Parigi del mito sia sbiadita dopo la Grande Guerra il bistrot collante il verminaio
Ebro del Moulin Rouge ad esempio sono stati cancellati da dei balli igienici ed è l'ultimo capitolo Parigi mille novecentotrenta troviamo una metropoli domata Setti Caracci anale dove ti permettono appena una scrittura che dice castamente delle cose immorali
Ma tuttavia l'inerziale netturbini uno della ville Lumière non muore mai
Sul serio Barilli fare ironia sui trenta mila pittori e la difficoltà a riconoscere a Montparnasse strapaese del mondo qualcuno che non lo sia che non rientri fra nel giro in cui nulla va perduto
Nei vasi comunicanti delle boutade delle invenzioni avanguardistica nel giorno
E quanto la musica abbiamo l'esaltazione da una parte del primitivo mosso Ski al di qua di una ragione che ordina la prorompente fantasia creativa per renderla socialmente spendibile
E dall'altra parte specularmente un ritratto molto spiritoso
Dell'avanguardista Alfredo Casella citiamo pianista europeo il più stonato il più placido dei nostri compositori l'apostolo per così dire della nota falsa il più pedagogico dei fumi 'sti
E fra tanti futuristi avveniristiche
Da da istidina misti il più intossicato il più angelico di tutti nato con un anticipo di alcune centinaia di anni dice Barilli in mezzo ai trappoloni che orecchiano ancora le arie dell'Ottocento
E soffocato scrive da un'atmosfera grassa di cotechino
L'ironia è più forte dell'autonomia Barilli se sarà continua infatti a piangere la morte di quell'atmosfera grassa di cotechino cioè del melodramma la sua vicenda di compositore che si fa letterato
è simile a quella di Alberto Savinio come per il passato per Monaco per la stampa del primo fascismo per la Parigi tra le due guerre
E come lui gran ritrattista e ammiratore di Giuseppe Verdi ma Savigno pur polemico col nuovo film isterismo delle avanguardie novecentesche si rassegna
Alla morte dell'opera a differenza di Barilli in realtà i due hanno un altro tratto in comune a pensarci la passione per i manichini
Per le riduzioni grottesche dell'umano per l'imbalsamazione dell'umano e intera Barilli hanno da questo punto di vista in Parigi il capitolo sul museo Grella
La Misa anzi semmai vi si dice sembra sia stata attuata nell'orgasmo di una crisi ministeriale ed è in tutto e per tutto degna d'esser firmata dal più grande pittore dell'epoca il doganiere Rousseau ancora
Ma Dida di scarico sudore a forza di voler essere fedele questa ricostruzione individuale di gente che circola tuttora nel mondo
E sta benone ti sembrerà viceversa più squallida e più ardente di quelli che è naturale
Tutto infine in barili sardi furono ebrei disfacimento di onirico fastoso purga attoriale al di là all'incedere del sonnambulo che abbia commesso qualcosa di raccapricciante le giornate di Barilli sono un seguito di risvegli postumi diceva di lui Raffaele Carrieri
Ma se è vero che a volte la sua camera delle meraviglie stilistiche sa di accumulo gratuito tra i tanti coriandoli lascia pur cadere a volte quasi svogliata mente una per la critica abbacinante
Materia cerebrale che cura da un orribile ferita
Così Barilli appunta a un tratto le sue osservazioni su Joyce e non ci pare di avere letto mai una definizione più esatta del grande irlandese quindi il consiglio di oggetti
Bruno Barilli Parigi a cura di Antonio Castronuovo Quodlibet a risentirci a settembre