Cinema & cinema - "Qui rido io" di Mario Martone

Un saluto agli ascoltatori di radio radicale
Roberto Rossellini Cuneo lotto uno dei maggiori autori coautore per eccellenza del cinema neorealista italiano
A partire dagli anni Sessanta concentrò le sue energie su film destinati alla televisione ideati allo scopo di divulgare la cultura nelle sue diverse espressioni come egli la scienza la filosofia o la storia
Ecco allora che concepì dei figli ad esempio su Socrate su Pascal o sull'avvento al trono di Francia di Luigi quattordicesimo
A me pare che questo progetto didattico di Rossellini che non ha avuto gran seguito nel cinema italiano sia stato raccolto a suo modo da Mario Martone
Di qui l'originalità delle scelte di certi soggetti dei suoi film pagine poco conosciute della storia del Risorgimento italiano
Oppure la vita e la pulizia di Giacomo leopardi e ora il suo ultimo film dal titolo qui io vi do io
Presentato al Festival di Venezia il teatro di Eduardo Scarpetta
E in particolare latte l'attività della compagnia teatrale guidata da questo
Pongo il commediografo a Napoli agli inizi del Novecento
Va detto che l'intento divulgativo buoni conciliarsi con le esigenze dello spettacolo neanche con la Tunisia
E tuttavia queste diverse anime del film turco esistendo dello stesso racconto si possono distinguere fra loro
Al centro del film cene affetti una disputa teorica
Si racconta che assistendo alla rappresentazione illustre le novità teatrali dell'epoca la tragedia la figlia di Iorio Gabriele D'Annunzio Scarpitta ebbe l'idea di mettere in scena una sua parodia dandogli come titolo il figlio Iorio
Ottenuta un'approvazione informale da D'Annunzio Scarpitta la prima del suo spettacolo lo vide crollare sotto gli insulti di una parte del pubblico scandalizzato dall'affronto a D'Annunzio
E la vicenda ebbe un seguito giudiziario perché Scarpetta fu accusato di contraffazione di cioè di plagio
E ci vuole l'intervento nientemeno che di Benedetto Croce
Per far comprendere la differenza tra una contraffazione e una parodia
E la scena in cui tale distinzione viene dimostrata dallo stesso conosce è il caso piuttosto raro di una pagina di chiarissima critica letteraria e di filosofia estetica sceneggiata chi non firma
La lezione di voce serve poi a evidenziare un'altra questione che sottende la vicenda giudiziaria
E cioè la sottovalutazione da parte anche dei maggiori intellettuali dell'epoca della cultura popolare
Di cui qui il teatro comico di Scarpitta è un emblema rispetto alla cultura ufficiale di cui invece emblema dall'inizio
E qui mostra invece quanto quella cultura popolare si sia rivelata duratura rispetto alle mode e fertile
Perché si racconta della compagnia di Scarpetta si formò Eduardo De Filippo oltre che il capocomico uno dei maggiori drammaturgica il Novecento che in quella compagnia recitava fin da bambino e dove apprese anche l'arte della Drammaturgia anche di copiando Amato i testi teatrali di Scarpitta
Che era peraltro suo padre naturale
Così descritto il film di Martone sembrerebbe tutto un dramma d'idee dove cioè le idee contano più dei personaggi che nessuno portatori ma così non è o almeno non sempre
Spicca nel racconto il ritratto rigoroso denso di chiaroscuri del protagonista Eduardo Scarpetta interpretato da Toni Servillo
Tirannico accentratore a volte perfino romanesco ma anche evitati creativo e capace di generosità quando non ce lo si aspetta
Ed è difficile non simpatizzare colui aprì dirlo masticare amaro
Al cospetto di scrittori all'epoca rinomati magari inferiori a lui che però lo considerano con un certo disprezzo e di cui lui si sente costretto accattivarsi la benevolenza
Ma forse una delle pagine più toccanti del film riguarda Peppino De Filippo
Raccontato quand'era ancora bambino una vita teste oppure un ribelle
A cui sarebbe stato facile dare connotati soltanto conformisti ma di cui è fatta qui emergere la malinconia il senso di abbandono per essere stato rifiutato dal padre e lasciato a lungo presso una pattuglia in campagna
Si tratta di un film certamente da vedere qui lo dico io di Mario Martone un saluto da Gianfranco su alcune